«Morsi l’insicuro: promette e non mantiene» | Mondo | www.avvenire.it

Questa brulicante megalopoli, si sà, è impietosamente assordante, ed ora, per di più, traumatizzata e ferita da un delicato passaggio politico costituzionale, ma allo scoccare del mezzogiorno, la sua piazza più famosa è ancora dormiente. Fogli di carta e rifiuti, e radi gruppetti di persone che si aggirano tra le decine di tende bianche sbuffanti di polvere, sotto cui c’è chi dorme. Gente pronta ad accendersi come fuochi della passione per l’una o per l’altra sponda politico-religiosa, e un provocatore non si nega mai, non appena appare una telecamera.

Poter finalmente parlare, dire il proprio pensiero, per l’egiziano del dopo-Mubarak, è stata una grande vittoria di libertà, anche se preoccupa che fotografi e cineoperatori dell’informazione sono a rischio di bastonature e ancor peggio di pistolettate, come è accaduto venerdì scorso, durante l’ultima violenta manifestazione di protesta, contro il giornalista egiziano Abu Deif, ridotto in coma, senza speranze, aggredito a colpi di pistola da un sostenitore dei Fratelli musulmani, il partito del presidente Morsi. E sempre gruppi di islamisti hanno protestato contro la stampa egiziana, per chiedere «la purificazione dalle menzogne che vengono scritte contro di noi».

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