Movimento per la Vita Italiano – Dignitas Personae: l’embrione è persona sin dal suo inizio

Per la Chiesa cattolica ”l’embrione umano ha fin dall’inizio la dignità propria della persona”: lo afferma espressamente, con una chiarezza finora mai raggiunta in un documento magisteriale, la nuova istruzione vaticana in materia di bioetica, ”Dignitas personae”, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede. Il documento vaticano parte dalla constatazione che la precedente istruzione bioetica della Santa Sede, la ”Donum Vitae”, del 1987, non aveva voluto definire ”che l’embrione e’ persona, per non impegnarsi espressamente su un’affermazione d’indole filosofica”. Tuttavia, aggiunge ”ha rilevato che esiste un nesso intrinseco tra la dimensione ontologica e il valore specifico di ogni essere umano”. ”Anche se la presenza di un’anima spirituale non puo’ essere rilevata dall’osservazione di nessun dato sperimentale, sono le stesse conclusioni della scienza sull’embrione umano a fornire un’indicazione preziosa” in questo senso. Infatti, prosegue la ”Dignitas personae” al punto 5, ”la realtà dell’essere umano, per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita, non consente di affermare ne’ un cambiamento di natura ne’ una gradualità di valore morale, poichè possiede una piena qualificazione antropologica ed etica”. ”L’embrione umano – e’ la conclusione – umano ha fin dall’inizio la dignità propria della persona”. La questione di quando un embrione possa dirsi ‘persona’ e’ da sempre dibattuta nella Chiesa. Per San Tommaso, l’anima entrava nel corpo 40 giorni dopo il concepimento. Pochi giorni prima della pubblicazione dell’istruzione ”Dignitas personae”, però, un altro organo ufficioso del Vaticano, l’Osservatore Romano, si era pronunciato sulla questione. In un articolo pubblicato in prima pagina nell’edizione del 7 dicembre del quotidiano pontificio, dedicato al dogma dell’Immacolata Concezione, la studiosa Giulia Galeotti affermava recisamente: ”Affermare la preservazione di Maria dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e’ un implicito e inequivoco riconoscimento dell’animazione immediata”, ovvero, della teoria secondo cui l’anima entra nel corpo immediamente nell’attimo del concepimento. Nel 1974, la ”Dichiarazione sull’aborto procurato” della Congregazione per la dottrina della fede affermava di lasciare ”espressamente da parte la questione circa il momento della infusione dell’anima spirituale” perche’ ”non c’e’ su tale punto tradizione unanime e gli autori sono ancora divisi”. ”Non spetta – aggiungeva – alla scienza di prendere posizione, perchè l’esistenza di un’anima immortale non appartiene al suo campo”, perchè si tratta di ”una discussione filosofica”.

RICERCA SU STAMINALI NON A SERVIZIO DELL’UMANITA’. L’uso delle cellule staminali embrionali, così come la clonazione o gli esperimenti di ”ibridazione” di Dna umano su cellule di origine animale, sono moralmente inaccettabili e, in questo modo, ”la ricerca non si pone veramente a servizio dell’umanita”’. Il documento vaticano premette che la ”terapia genica” e’ ”in linea di principio moralmente lecita”, nei limiti di ogni altra terapia medica, ovvero se si evita l’accanimento terapeutico. Tuttavia, il Vaticano mette in guardia nei confronti di chi vuole migliorare o potenziare la ”dotazione genetica” di una persona, perchè tali manipolazioni favorirebbero ”una mentalità eugenetica” e introdurrebbero ”un indiretto stigma sociale nei confronti di coloro che non possiedono particolari doti”. Al di là di questi casi limite, però, il problema per il Vaticano sta nei metodi impiegati per la raccolta delle cellule staminali. Si’ quindi alle cellule staminali che prevengono da un organismo adulto, dal cordone ombelicale, al momento del parto, e anche ”dai tessuti di feti morti di morte naturale”. Ribadito invece il rifiuto del ”prelievo di cellule staminali dall’embrione umano vivente”, che ”causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando di conseguenza gravemente illecito. In questo caso – osserva il documento – la ricerca non si pone veramente a servizio dell’umanità. Passa infatti attraverso la soppressione di vite umane che hanno uguale dignità rispetto agli altri individui umani e agli stessi ricercatori”. Stesso discorso anche per la clonazione, anche se ”terapeutica”, perchè ”creare embrioni con il proposito di distruggerli, anche se con l’intenzione di aiutare i malati, e’ del tutto incompatibile con la dignita’ umana, perchè fa dell’esistenza di un essere umano, pur allo stadio embrionale, niente di più che uno strumento da usare e distruggere. E’ gravemente immorale sacrificare una vita umana per una finalita’ terapeutica”. L’uso invece di embrioni ibridi, i cosiddetti ”embrioni-chimera”, e’ ”una offesa alla dignità dell’essere umano, a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo”.

DIAGNOSI PRE-IMPIANTO SIA ILLEGALE. La diagnosi preimpianto ha lo scopo di effettuare una ”selezione” tra gli embrioni, con una discriminazione che ”dovrebbe essere considerata giuridicamente inaccettabile”. ”La diagnosi pre-impiantatoria – si legge nel documento – e’ una forma di diagnosi prenatale, legata alle tecniche di fecondazione artificiale, che prevede la diagnosi genetica degli embrioni formati in vitro, prima del loro trasferimento nel grembo materno. Essa viene effettuata allo scopo di avere la sicurezza di trasferire nella madre solo embrioni privi di difetti o con un sesso determinato o con certe qualita’ particolari”. ”Diversamente da altre forme di diagnosi prenatale – prosegue il testo -, alla diagnosi pre-impiantatoria segue ordinariamente l’eliminazione dell’embrione designato come ‘sospetto’ di difetti genetici ocromosomici, o portatore di un sesso non voluto o di qualità non desiderate. La diagnosi pre-impiantatoria e’ finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni, la quale si configura come una pratica abortiva precoce. Trattando l’embrione umano come semplice ‘materiale di laboratorio’, si opera un’alterazione e una discriminazione anche per quanto riguarda il concetto stesso di dignità umana. Tale discriminazione – conclude – e’ immorale e perciò dovrebbe essere considerata giuridicamente inaccettabile”.

NO A FECONDAZIONE IN VITRO, TROPPI EMBRIONI PERSI. La Chiesa cattolica ribadisce il proprio ‘no’ nei confronti delle tecniche di fecondazione in vitro, omologhe ed eterologhe, così come alla pillola del giorno dopo e alla pillola abortiva Ru486. Il documento della Santa Sede osserva che ”il numero di embrioni sacrificati” durante le procedure di fecondazione e’ ”altissimo”, al di sopra dell’80% nei centri più sviluppati. ”La pacifica accettazione dell’altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro – chiosa il documento – dimostra eloquentemente che la sostituzione dell’atto coniugale con una procedura tecnica contribuisce ad indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano”. Il Vaticano ricorda che ”gli embrioni prodotti in vitro che presentano difetti vengono direttamente scartati” e che molte coppie ”ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l’unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli”. Infatti, la tecnica del trasferimento multiplo, cioè ”di un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, nella previsione che alcuni vengano perduti, comporta di fatto un trattamento puramente strumentale degli embrioni”. Se la chiusura nei confronti della fecondazione artificiale e’ completa, il documento vaticano giudica invece ”ammissibili le tecniche che si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità” e ”leciti” quegli ”interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale”. No invece a quella tecnica nota come ”Intra Cytoplasmic Sperm Injection” (Icsi), alla diagnosi preimpianto degli embrioni, alla pillola del giorno dopo e alla pillola abortiva Ru486, mentre vanno incoraggiate le adozioni ”dei numerosi bambini organi che hanno bisogno, per il loro adeguato sviluppo umano, di un focolare domestico” e ”le ricerche e gli investimenti dedicati alla prevenzione della sterilità”. In conclusione, se la Chiesa da una parte ”riconosce la legittimità del desiderio di un figlio, e comprende le sofferenze dei coniugi afflitti da problemi di infertilità”, dall’altra ribadisce però che ”tale desiderio non può venire anteposto alla dignità di ogni vita umana, fino al punto di assumerne il dominio”. ”Il desiderio di un figlio non può giustificarne la ‘produzione”’, osserva il Vaticano, che aggiunge: ”Si ha l’impressione che alcuni ricercatori, privi di ogni riferimento etico e consapevoli delle potenzialità insite nel progresso tecnologico, sembrano cedere alla logica dei soli desideri soggettivi e alla pressione economica, tanto forte in questo campo”.

Fonte: Movimento per la Vita Italiano – Dignitas Personae: l’embrione è persona sin dal suo inizio.

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