Nel dramma siriano ormai anche al-Qaeda gioca la sua partita di potere

All’inizio della rivolta in Siria, i ribelli dell’opposizione erano per la maggior parte soldati che avevano abbandonato l’esercito siriano per la causa popolare contro il regime di Bashar Al-Assad, e cittadini siriani. In seguito (e come c’era da aspettarsi) si sono aggiunti combattenti dalla Libia, dalla Tunisia e da altri Paesi nordafricani. E sempre più al-Qaeda gioca la sua partita in Siria. La lezione irachena.

Questo almeno fino alla fine del 2011, quando è diventato evidente che queste non erano più sole a combattere. Infatti il 23 Dicembre 2011, in occasione del duplice attentato da parte del gruppo qaedista chiamato Jabhat al-Nusra e che ha lanciato veicoli carichi di esplosivo contro l’Ufficio di Sicurezza siriano a Damasco, l’operatività di al-Qaeda in Siria si è mostrata in tutta la sua drammaticità. Il peggior attacco all’infrastruttura della sicurezza da parte dell’opposizione.

Da allora integralisti islamici, salafiti e jihadisti si sono riversati in Siria dallo Yemen, dall’Arabia Saudita, dall’ Iraq (numerosi siriani vi erano accorsi a suo tempo per cacciare gli americani ed ora i terroristi iracheni vanno a “ricambiare il favore” a quelli siriani, aiutandoli a rovesciare il regime di Assad) e dalla Giordania. Gruppi che cresceranno e si rafforzeranno anche e soprattutto con la cacciata della dinastia al potere da 40 anni fino ad oggi in Siria.

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