Nigeria, Natale: «Metal detector fuori dalle chiese» | Tempi.it

Massimo Ilardo (Acs): «La forza e il coraggio dei ministri e dei fedeli sono la speranza della Chiesa in Nigeria. Ma non possono farcela da soli»

Più di 277 morti in 12 mesi, in un anno e mezzo 430 chiese distrutte. Fanno paura le cifre che arrivano dalla Nigeria, terra dove le comunità cristiane vivono ormai sotto frequenti attacchi da parte di milizie terroristiche islamiche. Il Natale arriva anche qui, seppur con angoscia. Difficile dimenticare quanto accadde negli scorsi anni, quando in questi giorni di festa si registravano alcuni dei peggiori attacchi. E proprio per sostenere le comunità cristiane nigeriane, Aiuto alla Chiesa che soffre ha deciso di promuovere una raccolta fondi: «Aiutiamoli a tenere accesa la speranza»è l’invito della fondazione di diritto pontificio. In che modo? Ne abbiamo parlato con Massimo Ilardo, direttore di ACS.

Come si preparano a vivere il Natale i cristiani in Nigeria? Gli scorsi anni i peggiori attacchi alle chiese si erano registrati proprio il 24 o 25 dicembre.
Sicuramente con la paura nel cuore. Gli ultimi due Natali sono stati terribili per la comunità cristiana, che è stata colpita proprio mentre celebrava la nascita di Nostro Signore. E dopo un 2012 in cui gli attentati hanno scandito quasi un tragico appuntamento domenicale, è comprensibile che i fedeli temano nuovi attacchi. Nel Nord del Paese, dove si è verificata la maggioranza delle violenze, molte Chiese hanno istallato metal detector o altri sistemi di sicurezza. E tanti parroci hanno fatto ricorso ai Man of War, guardie di sicurezza che ogni domenica perquisiscono chiunque entri in Chiesa. Ma ciò non basta a rassicurare i fedeli, che sebbene continuino con coraggio ad andare a messa, ogni volta si domandano se faranno ritorno a casa.

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