Nigeria, strage cristiani. Intervista a arcivescovo Kaigama

Dilaniano la Nigeria e massacrano i suoi cristiani per innescare la guerra civile. Ma «la Chiesa non cadrà nella trappola dei terroristi». Parla l’arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, che chiede mobilitazione, non comunicati stampa

I fulani sono pastori nomadi diffusi in tutto il Sahel dalla Mauritania fino al Camerun, i berom sono contadini stanziali dell’altopiano di Jos, Nigeria. I fulani sono musulmani, i berom sono cristiani di varie denominazioni, dal regolare cattolicesimo fino alle Chiese indigene che mescolano lo Spirito Santo con gli spiriti africani. Quando attraversano l’altopiano di Jos, i fulani portano i loro animali a pascolare sulle terre dei berom, intorbidano le sorgenti d’acqua e divorano i germogli delle loro coltivazioni; per vendetta i berom uccidono le mucche dei fulani, e questi ultimi per rappresaglia uccidono gli abitanti dei villaggi berom. Si aprono cicli di vendette che durano per decenni. Così non c’è, purtroppo, da stupirsi se fra sabato e domenica oltre 90 persone, quasi tutte di etnia berom, sono state uccise in una decina di villaggi nei dintorni di Jos in assalti con armi da fuoco e machete condotti da nomadi fulani.

Se però l’attacco interviene dopo tre domeniche consecutive di attentati a chiese cristiane nel nord della Nigeria rivendicati dai terroristi di Boko Haram, e se fra le vittime si annoverano anche il senatore locale e il leader della maggioranza nel parlamento regionale (quello dello stato di Plateau), qualche sospetto che ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso dalla scia sanguinosa di un’antica faida fra pastori e contadini nasce per forza.

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