Nozze gay, Chiesa inglese all’attacco

di Tommaso Scandroglio

Venerdì scorso è stato presentato il testo del disegno di legge che mira a istituire in Inghilterra e Galles le “nozze” gay. Si tratta del “Marriage (same sex couples) Bill”. Il prossimo passo sarà l’approvazione da parte della Camera dei Comuni il 5 febbraio e infine alla Camera dei Lords.
Il Ministro della Cultura Maria Miller ha affermato con candore: “Crediamo che il matrimonio sia una buona cosa e vogliamo incoraggiare le coppie ad unirsi”.
Ci venga perdonata la trivialità ma non possiamo che condividere il parere di Giuliano Ferrara sul Il Foglio di lunedì scorso: “E’ una bella presa per il culo, no?”.

Il cuore della nuova legge è il seguente paragrafo: “Per le legislazioni di Inghilterra e Galles, il matrimonio tra coppie dello stesso sesso produce i medesimi effetti di quello tra coppie di sesso opposto”. La formula magica è stata pronunciata e la natura del matrimonio deve cambiare il suo corso.
La Conferenza Episcopale cattolica di Inghilterra e Galles in una nota di martedì scorso indirizzata ai parlamentari inglesi ha reso esplicito tutto il suo disappunto.
In primo luogo i vescovi affermano che “questa legge, per la prima volta nella storia britannica, cerca nel fondo di spezzare il legame giuridico esistente tra l’istituzione del matrimonio e l’esclusività sessuale”.

Ciò che rileva alla fine è solo il legame affettivo. In tal senso l’apertura alla vita e la procreazione non saranno più uno dei fondamenti del matrimonio, ciò a motivo del fatto che gli omosessuali non possono procreare. In terzo luogo i prelati inglesi mettono in guardia da un pericolo devastante: questa legge non riguarda solo gli omosessuali, ma tutta la collettività dal momento che sovverte in radice il significato intimo dell’istituto matrimoniale. Ne cambia il concetto, a danno di tutti.

Anche per questo motivo, sottolineano i vescovi, occorreva perlomeno un referendum sullo stesso, tanto più che in nessun programma politico prima delle elezioni figurava questa proposta in tali termini. Il matrimonio è fenomeno sociale così fondamentale per la collettività che questa doveva essere interpellata. E invece nulla di tutto questo è accaduto. Anzi, le 625mila firme raccolte contro questo disegno di legge non sono state nemmeno prese in considerazione e sono finite in un cassetto.

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