Nozze omosex. Memorandum alla Corte Suprema Usa | Tempi.it

marzo 28, 2013 Redazione

Costituzionalizzazione del matrimonio omosessuale negli Stati Uniti. In un documento si punta il dito contro le ricerche pseudo-scientifiche pro gay.

Non c’è alcuna prova scientifica a favore del matrimonio gay. Lo spiegano, in un memorandum per la Corte Suprema Usa, Leon Kass, medico e professore emerito dell’Università di Chicago ed ex consigliere di bioetica alla Casa Bianca, e Harvey Mansfield, professore di Storia e Scienza della politica ad Harvard.
I nove giudici del più alto organo giurisdizionale americano, da questa settimana, hanno dato il via alle udienze per verificare la costituzionalità del referendum californiano del 2008 (Proposition 8) che abolì la legge sul matrimonio omosessuale. Kass e Mansfield sono stati chiamati a produrre un memorandum per i giudici della Corte, pubblicato e tradotto dal Foglio e di cui tempi.it riproduce alcuni stralci.

PROPOSITION 8. La tesi dei due accademici è che la Corte Suprema «dovrebbe rifiutare di cancellare dal processo democratico le decisioni riguardanti la legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso», per non costringere tutti gli stati americani a dichiarare legale il matrimonio omosessuale. Secondo Mansfield e Kass non si può dichiarare incostituzionale una pratica democratica sulla base di «studi condotti da scienziati sociali e comportamentali per sostenere decisioni politiche per le quali gli stessi studi offrono un supporto limitato, o non ne offrono alcuno». «Questo caso può e dovrebbe essere risolto sulla base dell’esistente giuridico, che non dovrebbe essere alterato in risposta ad un patrocinio mascherato da scienza».

SCIENZE SOCIALI E IDEOLOGIA. «Studi accademici sulle obiezioni sollevate in questo caso», sostengono i due studiosi, «sono soggetti a severi limiti, che derivano dal numero limitato di dati a disposizione e dalla scarsità di esperimenti di tipo controllato e replicabile che son caratteristici delle scienze fisiche». «Persino nelle scienze fisiche, la ricerca è spesso corrotta dai pregiudizi del ricercatore. Questi pregiudizi possono venire da una quantità di cause, frequentemente invisibili ai ricercatori stessi, incluse le preferenze politiche, l’accettazione acritica dell’opinione dominante, l’ambizione personale e l’ideologia». «Le scienze sociali sono molto più propense alla ricerca non obiettiva rispetto alle scienze fisiche. Ciò è dovuto n parte al fatto che tale ricerca spesso coinvolge questioni con implicazioni immediate su materie controverse di politica pubblica. Ed in parte è dovuto al fatto che è intrinsecamente più difficile – e spesso impossibile – applicare quel tipo di osservazioni obiettive e di esperimenti replicabili che sono alla base delle scienze fisiche. È spesso difficile quindi confutare teorie che hanno poche basi o non ne hanno affatto. La storia è disseminata di esempi noti, quali la frenologia, l’economia marxista e il cosiddetto razzismo scientificio, tutti ampiamente accettati da rispettati scienziati sociali e comportamentali».

SOCIOLOGI E PSICOLOGI LIBERAL. «Daniel Patrick Moynihan, senatore e illustre scienziato sociale», spiegano Mansfield e Kass, «diagnosticò in modo brillante la suscettibilità della scienza sociale alla politicizzazione: “Le scienze sociali sono raramente obiettive, e gli scienziati sociali sono spesso intrappolati nella politica, necessaria al loro lavoro…”». «Si può sospettare che tutto abbia a che fare con l’orientamento che la disciplina ha riguardo al futuro: attrae persone i cui interessi risiedono nel plasmare il futuro, piuttosto che preservare il passato. È chiaro infatti il pronunciato orientamento “liberal” della sociologia, della psicologia, delle scienze politiche e di campi di ricerca affini». «Analisi e sondaggi dimostrano che nelle facoltà universitarie di queste categorie prevalga un liberalismo nello stile di vita sociale», e che gli «accademici che non hanno visioni politiche progressiste sperimentano effetti negativi sul loro avanzamento professionale». «Tali dinamiche possono anche aiutare a spiegare perché la ricerca in certi campi possa sostenere coerentemente e per periodi di tempo ragionevolmente lunghi conclusioni che alla fine vengono rivelate come false».

L’OMOSESSUALITÀ? PRIMA ERA UN “DISORDINE MENTALE”. «Una rappresentazione significativa» della poca scientificità di certi studi, sostengono i due studiosi «è fornita dalla storia della classificazione dell’omosessualità nel Manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali (Dsm) dell’Associazione degli psichiatri americani. Non più tardi degli anni Sessanta, era opinione generale nella professione psichiatrica che l’omossessualità dovesse essere classificata fra i disordini mentali. Tale opinione fu rafforzata da uno studio approfondito che comparava 106 uomini omosessuali e 100 uomini eterossessuali, a cura di alcuni membri della Società degli Psicoanalisti Medici. La ricerca fu condotta per un periodo di dieci anni, ed i risultati vennero riportati in un massiccio volume firmato da Irving Bieber e nove coautori. Persino quelli che non aderivano all’approccio psicoanalitico dominante in psichiatria furono d’accordo nel dire che l’omosessualità dovesse essere considerata un’anormalità».

DEFINIZIONE CAMBIÒ PER PRESSIONI POLITICHE. «I dubbi vennero dalla psichiatria non convenzionale», dichiarano Mansfield e Kass, «inclusa quella di Alfred Kinsey e degli studenti di antropologia comparata e primatologia. La ricerca, ogni caso, fu soggetta a diverse interpretazioni, e gli psichiatri non raggiunsero un accordo fra loro riguardo l’eziologia e il trattamento di quello che loro stessi consideravano essere un disordine». «Dal 1979, l’Associazione degli psichiatri subì attacchi massicci da un movimento politico determinato a costringere l’associazione a rimuovere l’omosessualità dal Dsm. Nel giro di tre anni questo attacco raggiunse il suo scopo. Come dimostrato dalla storia dettagliata di tale lotta politica, il cambiamento della posizione da parte dell’associazione non può essere considerato frutto di avanzamento scientifico. Piuttosto, fu la risposta a tattiche politiche che includevano denunce pubbliche della professione e disturbo delle conferenze accademiche. Le manovre intricate perché ci fosse un cambiamento all’interno dell’associazione non furono condotte da esperti in omosessualità; quelli che resistevano al cambiamento, inoltre, asserivano che alcuni dei sostenitori pubblici riconoscevano privatamente di considerare l’omosessualità una condizione patologica, ma temevano di affermarlo in pubblico. Alla fine venne indetto un referendum, e fu approvata la cancellazione dell’omosessualità dal prontuario, anche se soltanto con il 50 per cento dei voti».

COMPENDI PSICO-SOCIALI NON OBIETTIVI. La storia della definizione di omosessualità, proseguono gli accademici, dimostra «che la scienza abbia avuto poco a che fare con ciò che accadde». Questo episodio illustra «perché le organizzazioni di scienziati sociali o comportamentali non dovrebbero essere prese come voci della scienza». «Come sarebbe un errore affidarsi alla classificazione dell’omosessualità in entrambe le versioni del Dsm», lo sarebbe «anche affidarsi a compendi o dichiarazioni ufficiali da parte di questa organizzazione e di organizzazioni simili anche al giorno d’oggi». «È lecito credere che il clima politico abbia fortemente influenzato molta della ricerca esistente sul tema». «Norval Glenn dell’Univeristà del Texas ha scritto, ad esempio: “Dato il sostegno del matrimonio fra persone dello stesso sesso fra gli scienziati sociali e comportamentali, sta diventando politicamente scorretto nei circoli accademici persino suggerire che gli argomenti a sostegno del matrimonio fra persone dello stesso sesso siano sbagliati”». «Adesso e nell’immediato futuro la pretesa che la scienza fornisca supporto per la costituzionalizzazione del diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso deve necessariamente essere considerato un’ideologia. Un’ideologia può essere pervasiva nelle scienze sociali, specialmente quando sono in esame politiche controverse, ma un’ideologia non è scienza».

RISULTATI SCIENTIFICI. «Il matrimonio fra persone dello stesso sesso», proseguono i due scienziati, «è un’innovazione decisamente recente, così come la pratica di crescere bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Gli effetti di questi nuovi sviluppi possono essere certamente significativi per partner dello stesso sesso, per i bambini allevata da coppie omosessuali, e per la nostra società. Ma solo un avvocato della causa in favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso può affermare che gli effetti saranno completamente o persino fondamentalmente positivi. Tali affermazioni possono essere fondate solo su congetture o sulla fede, e non sulla scienza». «Sarebbe necessaria una grande quantità di dati raccolti lungo decenni prima che qualsiasi ricercatore responsabile possa fare stime scientificamente significative degli effetti. Gli scienziati sociali e comportamentali, inoltre, non hanno strumenti adeguati per misurare gli effetti delle diverse strutture familiari sui bambini. Misure tipiche includono i risultati scolastici e il tasso di devianza sociale. Ma queste non riescono a determinare completamente il successo dei bambini (o degli adulti) come esseri umani, per non parlare di quanto sono felici».

NESSUNA PROVA. «Coerentemente, le dichiarazioni che si trovano nella ricerca esistente consistono tipicamente» concludono Mansfield e Kass, «nel migliore dei casi, nell’affermazione che “non esiste prova” che ci siano effetti negativi derivanti dal matrimonio fra persone dello stesso sesso. Tali conclusioni non sono sorprendenti in quanto ci sono evidentemente troppe poche prove per trarre qualsiasi conclusione affidabile. Quindi, si può dire facilmente che non esistono prove certe che tali pratiche arrechino danni o benefici. Ma ciò si sente raramente, per non dire mai, da chi propone di legalizzare il matrimonio fra persone dello stesso sesso». «Ci sono dei campi in cui le scienze sociali e comportamentali possono essere utili, ma questo tipo di assistenza significativa non può essere tratto dal tipo di studi che i convenuti e i loro amici hanno citato nelle corti. La ricerca che offrono non può affatto confermare che gli effetti del matrimonio fra persone dello stesso sessio siano privi di danni o positivi». «Le prove citate a supporto del cambiamento di tale politica sociale sono manifestatamente non conclusive, e non esiste alcun buon motivo per dar loro alcun peso in generale. Gli scienziati sociali e comportamentali che fanno previsioni rosee stanno usando le loro credenziali accademiche per far avanzare una politica a loro preferita, per ragioni che stanno al di fuori del loro campo di esperienza».

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