Obama, la verità sul gas e l’intervento in Siria | l’Occidentale

23 Agosto 2013

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E’ guerra mediatica sul gas nervino siriano. Obama ha detto che si tratta di un evento che desta “profonda preoccupazione” ma il vertice di ieri alla Casa Bianca non ha portato a una decisione ultima.  “Se gli Usa attaccassero un altro paese senza un mandato Onu e senza prove chiare, ci sarebbero interrogativi sul come le leggi internazionali sarebbero di supporto e sono considerazioni di cui dobbiamo tenere conto”, ha detto il presidente spiegando che “Talvolta si esagera la convinzione che gli Stati Uniti possano in qualche modo risolvere un complesso problema interconfessionale in Siria”.

Prudenza e cautela anche da Samantha Power, l’ambasciatore americano alle Nazioni Unite, che dopo una carriera da accademico trascorso a criticare i Clinton per l’inerzia americana nel genocidio in Ruanda, pur essendo nel circolo degli interventisti umanitari, ha usato il condizionale in un tweet (“UN must get there fast & if true…”) sull’uso delle armi chimiche siriane (il terzo arsenale al mondo).

Alla prudenza si aggiungono le voci su grandi quotidiani come il LA Times o Le Figaro (in Italia anche Il Foglio) che parlano di addestramenti Cia impartiti ai ribelli siriani. La Russia intanto nega decisamente che il massacro sia avvenuto, per bocca del portavoce del ministero degli esteri, Lukashevich, “abbiamo molte nuove evidenze che questo atto criminale ha una natura provocatoria”, riporta Russia Today, “in particolare, ci sono report che circolano su Internet che mostrano che i materiali video sull’incidente e le accuse contro le truppe governative sono state postate ore prima del cosiddetto attacco. Si tratterebbe insomma di una azione preordinata”, parte, secondo i russi, di una campagna mediatica tesa a screditare il regime.

Non si può negare però la possibilità che il gas nervino sia stato usato davvero, come del resto ha confermato il ministro degli esteri inglesi Hague (“noi crediamo che sia stato un attacco chimico del regime di Assad”), ma qualcuno sussurra che potrebbe essere stato indotto dai ribelli stessi per provocare l’atteso intervento occidentale. Nell’Amministrazione Usa, non è una novità, quelli che spingono per l’intervento sono gli stessi “leoni per agnelli” che vollero la guerra in Libia. Ma come in Libia, Obama potrebbe rimetterci di nuovo la faccia. Come in Libia, come nei Balcani, credere che si può rovesciare un regime e ristabilire l’ordine con una no-fly zone, con qualche missile sparato dai droni e le batterie navali che tuonano, con le armi passate ai ribelli e qualche istruttore sul terreno, non è sufficiente. Non è mai stato sufficiente.

Fonte: Obama, la verità sul gas e l’intervento in Siria | l’Occidentale.

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