Obama preoccupato: in Siria possibile enclave di estremisti | Mondo | www.avvenire.it

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama è arrivato ad Amman, in Giordania, per l’ultima tappa della sua visita in Medio Oriente che si conclude oggi. Dopo il colloquio a Palazzo reale con re Abdullah, ad Amman si è svolto un incontro con i giornalisti, nel quale il presidente Usa ha auspicato la fine del conflitto in Siria. «Sono sicuro che Assad lascerà non è una questione di se ma di quando», ha sottolineato l’inquilino della Casa Bianca, ribadendo non solo le difficoltà nella ricostruzione del Paese, ma anche le forti preoccupazioni sulla Siria che «può diventare un enclave di estremisti che prosperano nel caos, negli Stati falliti, nei poteri vacanti». Per questo, ha sottolineato, è cruciale l’impegno degli Usa insieme al resto della comunità internazionale per la «costruzione di un’opposizione credibile e il suo rafforzamento».

Gli Stati Uniti hanno promesso alla Giordania altri 200 milioni di dollari per aiutare il governo di Amman a fronteggiare la crescente emergenza dei profughi in fuga dalla Siria.

Prima della tappa in Giordania, l’ultimo giorno in Israele. Il presidente americano aveva reso omaggio, recandosi sulle loro tombe, al fondatore del sionismo, Theodor Herzl, e al premier israeliano assassinato, Yitzhak Rabin, diventato simbolo del processo di pace. Barack Obama aveva voluto onorare con una pietra del memoriale di Martin Luther King a Washington la tomba di Yitzhak Rabin, seguendo la tradizione ebraica di porre un sasso sulle tombe di persone care. Inoltre l’inquilino della Casa bianca aveva spiegato nel corso della visita, che si è ispirato alla testimonianza e al lascito del premier israeliano assassinato, Yitzhak Rabin, nel discorso pronunciato giovedì dinanzi agli studenti israeliani. «Il discorso era mio l’ispirazione di Rabin», aveva rivelato questa mattina lo stesso presidente americano alla famiglia del premio Nobel per la Pace poco dopo aver collocato una corona di fiori sulla sua tomba, sul monte Herzl a Gerusalemme.

Tra i numerosi gesti simbolici compiuti nel corso di una visita in cui non sono mancati gli appelli del presidente statunitense a israeliani e palestinesi a riprendere i colloqui di pace, vi è stata la tappa al museo dell’Olocauso Yad Vashem. «Non c’è spazio per l’antisemitismo nel mondo civilizzato». A dichiararlo è stato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel corso della visita al Memoriale Yad Vashem a Gerusalemme. Accompagnato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente Shimon Peres, Obama aveva deposto una corona di fiori e ha ravvivato la fiamma eterna nella sala della Rimembranza del museo dell’Olocausto. «Non sono numeri», aveva commentato Obama ricordando le vittime della Shoah. «Erano uomini, donne, bambini, tanti bambini»

Prima di lasciare Israele e recarsi in Giordania per dei colloqui con re Abdullah – alleato Usa di grande importanza nel Medio Oriente – sui problemi che attanagliano la regione tra cui quello della guerra civile nella vicina Siria, il presidente americano si era spostato in auto, invece che in elicottero, a causa di una tempesta di sabbia a Betlemme per una visita alla Chiesa della Natività.

Fonte: Obama preoccupato: in Siria possibile enclave di estremisti | Mondo | www.avvenire.it.

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