Odg famiglia: le prime reazioni velenose

di Gianfranco Amato

Qualche mese fa i Giuristi per la Vita hanno lanciato su questo giornale una campagna per far adottare dalle assemblee elettive delle istituzioni locali un ordine del giorno in difesa della famiglia e della libertà di educazione. In pratica si chiedeva a tali enti di dichiarare la propria opposizione «a qualunque tentativo di introdurre nell’ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia, comprimere i diritti dei genitori all’educazione dei propri figli, ignorare l’interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all’interno di una famiglia naturale, violare i diritti alla libertà di opinione e di credo religioso, garantiti e tutelati dagli articoli 21 e 19 della Costituzione, di tutti coloro che pubblicamente dovessero esprimere un giudizio critico nei confronti di orientamenti sessuali diversi da quello naturale tra un uomo ed una donna, o dovessero opporsi ai tentativi di snaturamento dell’istituto familiare, quali ad esempio l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, la possibilità di affidamento ed adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso».

Nei mesi successivi non pochi sono stati i comuni che hanno adottato l’ordine del giorno, con tutta l’inevitabile coda velenosa di polemiche e isteriche reazioni. Basta guardare il caso di Macerata, il cui Consiglio comunale ha approvato la proposta dell’odg avanzata dal consigliere Giuliano Meschini dell’Italia dei Valori. Il 2 febbraio 2014 il “Resto del Carlino”, titolava: Ordine del giorno contro i gay. Il sindaco: “Voto sconcertante”. Il primo a dissociarsi dal documento approvato è stato, infatti, il sindaco Romano Carancini, che ha espresso un convinto voto contrario. Queste le parole del primo cittadino: «Io sono favorevole alle unioni civili anche tra omosessuali. Ma in che anno siamo se pensiamo di non riconoscere la libertà delle persone, il rispetto delle persone e il diritto a vedere riconosciuto un valore giuridico alle unioni civili, con tutto quello che ne consegue in termini di assistenza, previdenza, aspetti quotidiani della vita? (…) Con questo voto dimostriamo solo arretratezza. (…) Questo voto è sconcertante». Non è stata meno tranchant l’onorevole Irene Manzi del Pd: «Dialogo, rispetto, tolleranza mancano nell’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale. Un testo che non solo vieta all’amministrazione di riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso (cosa difficilmente fattibile date le competenze degli enti locali), ma che esprime una visione oscurantista della famiglia. La politica dovrebbe prendere atto che la società è molto più complessa e avanzata di tanti proclami o prese di posizione».

La segretaria provinciale del Pd Teresa Lambertucci, invece, dopo aver precisato che l’argomento «esula completamente dalle competenze dell’organo», ha richiamato la posizione del segretario nazionale Matteo Renzi relativa all’ipotesi di una civil partnership sul modello tedesco e inglese, con il riconoscimento di diritti per le coppie omosessuali. Dura, com’era prevedibile, la reazione del Comitato territoriale Arcigay Agorà di Pesaro: «Questo ordine del giorno è chiaramente ispirato al modello proposto dall’associazione cattolica Giuristi per la Vita, e presenta l’idea che la difesa delle famiglie eterosessuali fondate sul matrimonio richieda la discriminazione dei nuclei familiari che non si conformano a questo modello; esprimiamo costernazione per un provvedimento che tenta di schierare gli enti locali contro disposizioni nazionali che, di fatto, non esistono ancora, creando un clima persecutorio che può avere come unica radice un odio ideologico nei confronti delle persone omosessuali e dei loro sostenitori (…); troviamo infine sconcertante che un tale ordine del giorno sia stato proposto da un consigliere Idv e approvato anche con i voti di esponenti del Pd, in un comune amministrato dal Pd (…); chiediamo dunque a Pd e a Idv una presa di posizione chiara sulla vicenda e sui consiglieri coinvolti, che hanno contraddetto la linea portata avanti dai partiti di cui sono membri».

Alessandro Paternesi, presidente dell’associazione Dirittoforte arriva addirittura a parlare di «episodio raccapricciante», precisando: «L’omosessualità è un orientamento sessuale tale e quale a quello eterosessuale. Non abbiamo in Italia una legge contro l’omofobia o una legislazione che riconosca le unioni civili di persone dello stesso sesso come nel resto d’Europa, ed ora anche questa perla a calpestare la sensibilità degli omosessuali. Non rimarremo in sordina e ci aspettiamo un immediato dietro front da parte dell’amministrazione e del Partito Democratico provinciale e regionale».

Non potevano mancare le Donne Democratiche che hanno definito l’ordine del giorno presentato dal consigliere Meschini come «un chiaro esempio di arrogante volontà discriminatoria» ed «il tentativo di imporre a tutti una faziosissima visione del mondo, degli affetti, della famiglia», arrivando pure denunciare come «inquietante la surreale vicinanza tra la presentazione dell’ordine del giorno e la Giornata della Memoria, che evidentemente in alcuni non ha risvegliato la coscienza e non ha ricordato i triangoli colorati con cui si identificavano le tante manifestazioni “impure” di umanità che atrocemente si cercò di cancellare».

Ecco, tutte queste assurde reazioni hanno almeno il pregio della chiarezza. Adesso sappiamo cosa può accadere quando si “osa” sostenere che la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, come prevede l’art. 29 della Costituzione; che i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli, come prevede l’art.26 della Costituzione; che non devono introdursi nel nostro ordinamento giuridico reati di opinione in violazione dell’art.21 e 19 della Costituzione. Tutto ciò è stato bollato come “omofobo”. Interessante.

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