Ognissanti. Ma i festeggiati chi li conosce?

di Cara Ronza

Sono almeno due settimane che dalle vetrine di qualsiasi negozio, dalla cartoleria al panettiere al parrucchiere, pendono ragnatele, occhieggiano maschere mostruose, trionfano zucche scavate dal ghigno inquietante. A noi che abbiamo una certa età e che conosciamo Halloween come festa d’importazione, la cosa dà un po’ fastidio.

Ci piace ripetere che anche questa è una festa usurpata e profanata, che sono stati gli americani a trasformare la vigilia di Ognissanti (in irlandese All Hollows’ Eve) in questo sabba consumistico, che dietro l’apparenza innocua di un carnevale di fine autunno si nasconde – neanche troppo bene – il fantasma di una cultura mortifera.

Poi però, nella migliore delle ipotesi, orgogliosi del nostro discernimento e della nostra capacità di giudizio, ci fermiamo qui. Non ci travestiamo da streghe, non mandiamo i nostri figli a stordire i vicini con scampanellate, dolcetti e scherzetti, ma dei veri festeggiati di questo giorno importante ci interessa poco.
C’è di mezzo una festa di precetto, c’è qualche amico in Cielo per cui pregare il giorno dopo, ma nella frenesia di un ponte da sfruttare al massimo i protagonisti restano di fatto sullo sfondo. Ed è un vero peccato, perché i Santi, che oggi stanno sul calendario, sono coloro che in vita hanno fatto – bene – ciò a cui tutti siamo chiamati: credere nel Signore Gesù. Ci converrebbe conoscerli meglio e frequentarli di più.

Di alcuni santi conosciamo appena il nome, di molti altri non sappiamo proprio niente e nemmeno li sapremmo riconoscere, se in questo “ponte dei santi e dei morti” ci capitasse di incappare in un affresco o in un dipinto che li raffigura. A questo scopo possono allora tornare utili un paio di letture che parlano di loro.

La prima è lo splendido Santi e patroni di Fernando e Gioia Lanzi (Jaca book, 264 pagg., € 49), un classico di cui è appena uscita una nuova edizione aggiornata. Corredato da una gran dovizia di illustrazioni a colori, presenta quasi 200 santi, da Disma, il “buon ladrone”, fino a Bakhita, Edith Stein e Madre Teresa di Calcutta. Di ciascuno ripercorre la vicenda storica e spiega i motivi della devozione speciale di cui sono oggetto. E di ciascuno descrive i tratti iconografici, per aiutarci a individuarli e a ritrovarli nelle chiese e nei libri, nelle immagini popolari e nelle opere d’arte.

La seconda lettura è un più sobrio dizionario iconografico, anch’esso ricco di immagini, ma tutte in bianco e nero. S’intitola Sancti ed è stato compilato da Ino Chessi (Ancora, 584 pagg., € 26). Per sua natura è un testo più sintetico, ma d’altro canto più pratico da portarsi appresso anche in una gita fuori porta.

L’uno e l’altro hanno comunque un pregio in comune: fanno venir voglia di conoscere sempre meglio quelli che la Chiesa, nella sua lunga storia, ha indicato come campioni della fede. E le loro rappresentazioni, che papa Gregorio Magno nel 600 chiamò «la scrittura degli illetterati», restano anche oggi uno strumento privilegiato per conoscere «le cose della fede, e quindi un mezzo per insegnare la religione e i suoi misteri». Soffermarci qualche istante a guardare le loro facce, i loro occhi, le loro mani di uomini e donne, ci ricorda che la storia della Chiesa, di cui anche noi facciamo parte, è davvero una storia umana, in cui però il divino non si stanca di essere presente.

Fonte: Ognissanti. Ma i festeggiati chi li conosce?.

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