Ong accusa Assad di perseguitare i cristiani: ma è tutto fumo e niente arrosto

Infatti, approfondendo, ci si accorge di trovarsi di fronte ad un umanitarismo che si muove solo quando serve a giustificare nuove violenze e nuove guerre. C’è chi però non controlla le fonti. 

di Patrizio Ricci

A seguito delle vittorie ottenute dall’ISIS e dal al Nusra, le milizie ribelli nei mesi scorsi hanno perso di importanza e spesso si sono fuse con quelle islamiste radicali e la persecuzione verso i cristiani si è fatta più evidente.

Di fronte alle immagini delle teste mozzate e dei cristiani in fuga dagli islamisti radicali i riflettori si sono concentrati su ISIS ma naturalmente ‘il solito occhio di riguardo’ per il governo siriano non è mai mancato: un esempio eclatante dell’ inattendibilità dei dati forniti dalle Ong pro-ribelli è sulla questione dei bombardamenti, sollevata  con l’articolo l’articolo “Siria: la Coalizione uccide jihadisti, Assad solo civili“? ‘ dalla Rivista Analisi Difesa.

Dagli scrosci di disinformazione non si fa comunque  in tempo a ripararsi: da un articolo di ‘Panorama’ online del 30 dicembre 2014 apprendiamo che i 50.000 cristiani di Homs  e quelli della valle dell’Oronte e quelli di altre località non sono scappati dai ribelli ma da Assad.  L’articolo ‘ Quei cristiani rinchiusi nelle carceri di Assad‘ non lascia adito a dubbi … L’articolista ha scelto come fonte la Ong ‘Rete siriana per i diritti umani’ (Syrian Network for Human Rights) che è il clone della gemella ‘Osservatorio siriano per i diritti umani ‘ (Ondus) unica fonte di tutti i media occidentali per quando riguarda la Siria. E’ inutile dire che entrambe hanno sede a Londra e i loro report e statistiche si basano esclusivamente su dati forniti dai ribelli. Alla pari della National Endowment for Democracy (Ned) o della Freedom House americana si tratta di organizzazioni che ricevono finanziamenti dai paesi in guerra contro il governo siriano.

Il suo presidente della Syrian Network for Human Rights è il sig. Fadel Abdulghany.  La ‘mission’  è indicata chiaramente sul sito ufficiale: raccogliere dati per far condannare il governo siriano per crimini contro l’umanità e per genocidio. Per la suddetta Ong, le forze di sicurezza siriane ucciderebbero deliberatamente la popolazione civile e sarebbero colpevoli della stragrande maggioranza dei crimini complessivamente commessi sulla popolazione. Naturalmente non è vero: tant’è che la stragrande maggioranza della popolazione appoggia il governo in carica.
Visto la natura della sua attività, non meraviglia che Fadel Abdulghany  abbia libero accesso a tutti i summit internazionali. Le riunioni hanno l’egida ora del Qatar (ai vertici mondiali delle statistiche per  violazione dei diritti umani), ora delle Nazioni Unite  (che utilizza correntemente i suoi report  per le proprie risoluzioni: come dire ‘soluzioni fatte in casa’).
Molto spesso ai Meeting ai nei quali è invitato il sig. Fadel Abdulghany  è affiancato anche dal sig. Radwan Ziadeh  cofondatore e direttore esecutivo del centro siriano di studi politici e strategici (Syrian Center For Political and Strategic Studies) di Washington e legato anch’esso a organismi tutti riconducibili al governo degli Stati Uniti e al governo britannico.

La Ong fornisce anche dati sull’uso della tortura in Siria (sarebbe interessante che qualche Ong così attiva in Siria si prendesse la briga di controllare anche ciò che succede nei paesi del Golfo pro-democrazia … ) . La redazione dei documenti effettuata da queste Ong  è palesemente ‘politica’.  Ciononostante, clamorosamente, i report dell’Onu e le informazioni dei media si basano esclusivamente sui dati forniti da queste organizzazioni che non  nessuna garanzia di affidabilità e neutralità. L’attivismo della Syrian Network for Human Rights e della Ondus ha subito una intensificazione in questi ultimi giorno in vista della Conferenza di pace di Mosca del 26 gennaio.  Come in altri casi usciranno report contro il governo siriano e saranno messe in atto ‘false flag’ allo scopo di ridare vigore all’idea della ”rivoluzione siriana iniziata bene e poi ‘scippata’ dagli islamisti” e far fallire il negoziato prima che inizi o almeno condizionarlo fortemente per  partire da una situazione di forza con il governo siriano screditato di fronte al mondo.
Tra le ipotesi più in auge, sembra che la regina sia un progetto USA che vorrebbe una Siria spaccata in due, secondo il progetto pubblicato da Robin Wright su The New York Times nel 2013.

Ma torniamo al contenuto dell’articolo Quei cristiani rinchiusi nelle carceri di Assad‘ : una accusa di questo tipo non era stata mai lanciata prima. Mai era accaduto che qualcuno accusasse le forze governative di perseguitare i cristiani: anzi, a fronte delle persecuzioni cui i cristiani erano sottoposti dai ribelli, li si accusava di fare ‘comunella’ con Assad perchè li proteggeva. Ma i 50.000 cristiani cacciati da Homs e il saccheggio, la profanazione dei luoghi di culto e lo sgozzamento di molti abitanti delle città cristiane di Maloula, Kassab e di 6 villaggi nel sobborgo Homs e in tante altre località siriane raccontano chiaramente la responsabilità dei ribelli. Ad avvalorare le testimonianze dei superstiti di questi orrori ci sono i leader delle varie congregazioni religiose cristiane siriane: innumerevoli sono gli appelli lanciati volti a sensibilizzare i governi occidentali sul problema delle persecuzioni subite dai ribelli contro le proprie comunità. Riferisce il Time in occasione di uno di questi viaggi: “Le storie raccontate da cinque principali leader cristiani siriani sugli orrori loro chiese stanno vivendo per mano degli estremisti islamici sono biblici nella loro brutalità”(qui  articolo del Time).
Ed in una recente visita di patriarchi, cardinali vescovi  avvenuta nel mese di settembre 2014 l’Agenzia siriana internazionale Al Akbar riferisce che lo stesso presidente Obama rivolgendosi a loro, ha detto: “sappiamo bene che Assad e il suo Governo hanno protetto le comunità cristiane della Siria”. (qui l’articolo su Mind Press News).

Purtroppo, benché le testimonianze delle atrocità compiute dai ribelli siano innumerevoli (tanto che in alcune occasioni , i cristiani si sono organizzati in ‘milizie di autodifesa’), queste sono state sempre inascoltate o censurate (qui articolo di Vatican Insider quella suora non deve parlare).

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