Osa, golpe contro la vita

di Marco Respinti – 14-06-2013

Il diavolo non sta nei trattati della cooperazione internazionale, ma si annida nei regolamenti delle commissioni applicative. Ecco un esempio illuminante quanto sottile, portato all’attenzione di tutti da Marie Smith, direttrice a Washington del Parliamentary Network on Critical Issues.

La settimana scorsa, ad Antigua, in Guatemala, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha approvato una risoluzione che chiede ai Paesi membri di attenersi strettamente non tanto alla Convenzione interamericana sulla violenza contro le donne, nota come “Belém do Pará” dal nome della cittadina brasiliana dov’è stata siglata nel 1994, quanto alle normative d’implementazione stilate dall’organismo appositamente creato per vegliare sull’applicazione della Convenzione stessa, il MESECVI, fra le quali diverse mirano a ribaltare come un calzino le leggi a tutela della vita umana nascente che vigono in alcuni Stati del mondo americano.
Nel suo Second Hemispheric Report on the implementation of Belém do Pará, per esempio, allo scopo, dice, di proteggere meglio le donne dalla violenza, il MESECVI raccomanda esplicitamente la pratica dell’aborto in tutti i casi di stupro o quando vi è pericolo di vita per una madre, chiedendo pure che sia garantito l’accesso libero ai contraccettivi di emergenza. In più, il MESECVI domanda che negli Stati sottoscrittori del “Belém do Pará” vengano istituiti «servizi specializzati e gratuiti per le donne vittime di violenza e per la loro prole [….], servizi medici globali comprensivi di cure miranti alla salute sessuale e riproduttiva, così come l’interruzione legale della gravidanza».

Ma non un solo rigo di tutto questo sta nel testo della famosa Convenzione interamericana sulla violenza contro le donne, il che configura un paradosso, gravissimo: quello di un organismo istituto solo per garantire il rispetto delle norme contenute in un determinato documento che invece s’inventa e promuove norme inesistenti nel documento che dovrebbe salvaguardare e anzi con esso contraddittorie. Praticamente un golpe giuridico.
Per di più, il golpe del MESECVI viola palesemente un altro documento fondamentale, la Convenzione interamericana sui diritti umani, adottata nel 1969, la quale nell’articolo 4 afferma: «Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita. Questo diritto è protetto dalla legge e, in generale, dal momento del suo concepimento. Nessuno può essere arbitrariamente  privato della vita». Basta persino meno a invalidare sia le regulation imposte dal MESECVI sia la risoluzione dell’OSA che esorta calorosamente ad attenervisi, e questo proprio sul piano del diritto positivo, oltre che, evidentemente, sul piano del diritto naturale.
Del resto, il golpe contro la vita che l’OSA impone oggi agli Stati americani attraverso la manovalanza del MESECVI (è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo) non fa che raddoppiare la dose della violenza antifemminile che invece il “Belém do Pará” è stato concepito proprio per ridurre, raddoppiando pure il numero delle sue vittime: alla tragedia dello stupro aggiunge la tragedia dell’aborto, e alla vittima innocente di uno stupro aggiunge la vittima innocente dell’aborto.

Fortunatamente, però, non tutti gli americani sono disposti a lasciare che il dispotismo dell’OSA calpesti i loro diritti e le loro libertà, e così la delegazione del Guatemala, Paese che ha appunto ospitato questo vertice interamericano amico dell’aborto, si è battuta strenuamente per far aggiungere alla risoluzione approvata una nota in cui si riafferma la sovranità della legge antiabortista ivi vigente: «Lo Stato del Guatemala dichiara, in base alla propria legislazione nazionale, di riconoscere il diritto alla vita sin dal momento del concepimento». Lo strapotere di certe danarose e potenti organizzazioni internazionali nemiche della vita umana non è insomma irresistibile.

Fonte: La nuova bussola quotidiana quotidiano cattolico di opinione online – Osa, golpe contro la vita.

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