PAKISTAN/ Micalessin: perché se l’imam è colpevole la cristiana Rimsha è ancora in carcere?

Il principale accusatore della piccola Rimsha Masih è stato arrestato. L’imam Khalid Jadoon, dopo aver fatto arrestare due settimane fa la bambina disabile pachistana per blasfemia, e quindi passibile di pena di morte, avrebbe falsificato le prove contro di lei. Quella bimba non ha mai bruciato le pagine del Corano, il libro sacro dei musulmani, ma sarebbe stato proprio il mullah che l’ha accusata ad aver aggiunto delle pagine bruciate con il chiaro obiettivo di colpire ancora una volta la minoranza cristiana. Il giudice ha disposto adesso 14 giorni di carcere giudiziario per Khalid Jadoon che, nel caso in cui venisse dichiarato realmente colpevole della manomissione della copia del Corano, rischia a sua volta la pena di morte per blasfemia. La piccola Rimsha, invece, continua ad essere detenuta in un carcere di massima sicurezza nella città di Rawalpindi, in attesa dell’udienza per il rilascio su cauzione prevista per oggi, 4 settembre. Il Sussidiario.net commenta l’intera vicenda con Gian Micalessin, inviato e corrispondente di guerra.

Come giudica i recenti risvolti?

L’arresto dell’imam è certamente l’unica vera novità in Pakistan, che troppo spesso ci ha abituato ad assistere con indifferenza all’uccisione di chi per esempio denunciava la protervia dei fondamentalisti e degli estremisti. Con altrettanta indifferenza abbiamo anche assistito all’arresto di numerosi cristiani accusati di blasfemia, costretti a subire lunghissimi processi prima di venir dichiarati innocenti e rilasciati. In questa occasione, almeno, sembra che qualcosa si sia finalmente mosso.

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