Papa Francesco e i rapimenti argentini del 1976. Una montatura | No Cristianofobia – Osservatorio sulla Cristianofobia nel mondo

Un bell’articolo di Filippo Savarese su “Roma Giornale” fa il punto sulla questione dei rapimenti argentini del 1976 di cui sarebbe accusato Papa Francesco.
Difficile innanzitutto ricostruire connivenze fra Chiesa, Bergoglio e regime dopo così tanti anni.
Ma il neo Papa ha continuamente smentito nel modo più netto le accuse che si riversavano su di lui. Anzi, ha dimostrato più volte di essersi prodigato per l’immediato rilascio dei due gesuiti rapiti (Orlando Yorio e Francisco Jalics). Come sottolinea Jorge Ithurburu, “
da sempre voce autorevole dei parenti delle vittime della repressione in Argentina”, delle responsabilità di Bergoglio “non c’è traccia, è evidente che l’episodio può essere letto in due modi: i capi dei due gesuiti sono responsabili di averli lasciati soli, oppure si può pensare che gli stessi capi siano intervenuti per ottenerne la liberazione.
La liberazione dei due gesuiti ottenuta grazie al suo intervento
resta un fatto, mentre le due testimonianze raccolte Horatio Verbitsky sono, allo stato attuale, non del tutto verificabili.
Piuttosto, può essere vero che Bergoglio sia “rimasto sotto il tiro di queste accuse anche a causa delle numerose opposizioni ad alcune scelte legislative dei recenti governi di sinistra dei fratelli Kirchner. […] La sua ferma ortodossia dottrinale gli ha inviso larga parte dell’establishment socialdemocratico argentino, che ha tutto l’interesse nel farne una “vecchia guardia” dell’oscuro passato nazionale”.

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14 marzo 2013
Papa Francesco e la Dittatura Argentina: ecco la Verità sul passato di Bergoglio

Papa Francesco – al secolo Jorge Mario Bergoglio – ha davvero tenuto comportamenti ambigui o addirittura complici al tempo della violenta dittatura militare che si instaurò in Argentina tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso? La grave accusa è contenuta nel libro L’Isola del Silenzio (2005) del giornalista argentino Horatio Verbitsky, che si propone di scandagliare il ruolo giocato della Chiesa cattolica durante la dittatura.

Innanzitutto bisogna dire che sulla connivenza della Chiesa e in particolare di Bergoglio con il regime di quegli anni è impossibile trovare, dopo decenni di ricerche ed analisi, alcun fatto probante. L’unica accusa su cui si possa concretamente discutere è quella di una tendenziale arrendevolezza che avrebbe caratterizzato l’apparato ecclesiastico nei confronti delle giunte che si sono susseguite al potere, o comunque di una opposizione non sufficientemente convinta, almeno a livello ufficiale.

Alcuni esponenti ecclesiastici strinsero (o mantennero) rapporti effettivamente colpevoli con i diversi generali al potere, ma si trattava di rapporti personali non riconducibili alla posizione ufficiale della Chiesa, che nei contesti dittatoriali tende storicamente a mantenere il suo profilo più diplomatico per salvaguardare il maggior numero di interessi coinvolti. Sotto tutti i regimi la Chiesa cattolica ha sempre tentato di incarnare, con la sua autorità morale e spirituale davanti al popolo, un fattore depotenziante dell’assolutismo politico che negli anni del fascismo Pio XI bollò come “statolatria”.

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