Papa Francesco e san Francesco | Tempi.it

marzo 15, 2013 – Aldo Vitale

Eccoli qui i “quelli che la sanno lunga”, subito pronti a trasformare il poverello d’Assisi in un pauperista. Ma se lo conoscessero veramente, cambierebbero idea.

Eletto Papa Francesco, un gesuita con lo spirito riformatore di un francescano, quindi, si presume, un pastore fedele alla dottrina della Chiesa che vuole evangelizzare il mondo con l’ardore di un mistico, tanto da avviare il suo Pontificato pregando, come per ricordare al mondo cattolico che così si prega e a quello anti-cattolico che anche i cattolici pregano!

Davanti a queste eccelse qualità, ottime intenzioni, ferventi devozioni, si staglia, invece, uno scenario oscuro.

Appena nota l’elezione di un Papa “venuto dalla fine del mondo”, infatti, sembra che una specifica creatura sia venuta fuori dall’ignoto; strana creatura, dai contorni imprecisi, dalle sembianze grottesche, una creatura ibrida, chimerica, che assomma su di sé i caratteri, spesso in palese contraddizione, di tante altre bestie del creato: si parla di ciò che può essere definito come “cattolico da sottobosco”.

Chi è, dunque, il “cattolico da sottobosco”? È un cattolico che ama definirsi, in genere, “non praticante” (come se potesse esistere davvero; sarebbe come ammettere un campione olimpico che non ha abbia mai vinto nulla), che volteggia in tondo sulla Chiesa senza mai farvi posa, che costruisce raffinate critiche e dotte disquisizioni su qualcosa di cui all’un tempo si sente parte, ma a cui non vuole aderire; che si sente cattolico, ma nutrendo una incrollabile diffidenza verso la Chiesa, la sua dottrina teologica e soprattutto morale; che non prega, considerando gli atti di devozione come vecchi retaggi para-superstiziosi, ma che prontamente critica chi dovesse mancare di spiritualità all’interno del clero; che non pratica i sacramenti, ma che pretende il sacerdozio per le donne, la comunione per i divorziati, il matrimonio, anche quello religioso, divorziabile; che si straccia le vesti per il malcostume dei sacerdoti, attaccati al sesso, talvolta quello perverso della pedofilia, al denaro, al potere, ma che caldeggia l’abolizione del celibato, cioè del rigore ascetico del sacerdozio cattolico; che vorrebbe in cuor suo appartenere alla Chiesa, ma senza l’obbedienza; che ritiene che in tema di fede (dimensione che interpreta in modo assolutamente non privato, ma addirittura psico-intimistico) ognuno abbia il diritto di pensare ciò che vuole senza nessuna guida teorica, senza alcuna direzione teologica, insomma senza differenze tra ortodossia ed eresia e comunque senza eventuali conseguenze nel secondo caso.

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