PAPA & FT/ Benedetto insegna alla finanza chi è Cesare e chi è Dio

Gaetano Troina- venerdì 21 dicembre 2012

Ancora una volta Papa Benedetto XVI ci stupisce per il carattere profetico e penetrante del suo magistero. Ci stupisce anche per il “luogo” che ospita le sue ultime affermazioni, il Financial Times. Proprio nella casa del capitalismo più avanzato, egli propone il Vangelo in una modalità molto semplice e sostanzialmente reale rispetto ai contenuti e alla forma. Il suo articolo, dal titolo “Tempo di impegno nel mondo per i cristiani”, scritto in occasione del Natale su richiesta della redazione del quotidiano finanziario, afferma che bisogna rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

Sembra quasi una frase scontata quella del Papa, ma a un certo punto egli sottolinea che “tuttavia i cristiani danno a Cesare soltanto quello che è di Cesare, non ciò che appartiene a Dio”. Con questa frase Benedetto XVI intende richiamare l’attenzione su un punto: il mondo, la politica e il potere devono essere rispettati, ma questi ultimi devono rispettare la sfera di Dio, che non può essere invasa. Come il potere non può essere divinizzato, così ciò che appartiene a Dio non può essere politicizzato. Sembra di cogliere un richiamo preciso e perentorio: il Papa vuole porre all’attenzione che il concetto di bene comune è più alto di tutto, e che sia il politico sia il cristiano, tenendo conto di questo terreno, devono sapersi incontrare a questo livello. Se non si incontrano sul bene comune, allora sì che spuntano altri dei, che nascono dalla politica, dal tornaconto, dall’economia, dall’interesse. Specialmente il dio Mammona si mette in moto in maniera inequivocabile.

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