Papaboys 3.0 – Siria: i bambini soldato mandati a combattere

Bambini turchi reclutati per combattere in Siria.

Bambini turchi reclutati per combattere in Siria.

 

 

 

Crimine contro crimine, violenza contro violenza. A due anni e mezzo dall’esplosione, nel marzo 2011, delle rivolte in Siria sfociate in guerra civile, non si fermano gli abusi contro i minori, i quali sono reclutati tra le milizie irregolari, che stanno combattendo in Siria. Un altro fenomeno molto preoccupante è presentato da il “Guardian”. La rivista, racconta I’angoscia dei genitori della città turca di Adiyaman (nei pressi del confine siriano) nella ricerca dei loro figli reclutati per la jihad in Siria. Il comandante in pensione Fatih Yildiz ricorda la difficoltà di dialogare con un comandante di al-Qaida per ritrovare i suoi figli, che si trovavano in un campo di addestramento nei pressi di Aleppo:“Sono qui per essere martirizzati”, gli aveva gridato il leader jihadista “Sei forse un infedele per cercare di riprenderli? Saranno ricompensati in paradiso.” Come lui, tante altre famiglie nel sud-est della Turchia si sono viste portare via i figli, ammaliati dalla campagna islamista contro il governo di Assad, centinaia sono stati reclutati da unità affiliate ad al-Qaeda. Alcuni media turchi hanno stimato che almeno 500 cittadini turchi sono con l’opposizione armata in Siria, tra questi circa 200 solo da Adiyaman.“Nessuno vuole parlarne”, ha detto Yildiz. “Tutti hanno paura. Hanno paura di al-Qaeda. Hanno paura per i loro figli”. Diverse famiglie di Adiyaman, hanno accusato la polizia e le autorità di chiudere un occhio su questa campagna di reclutamento jihadista e che, anzi, sostengono questi criminali pur di contrastare il governo siriano. Sotto aumento della pressione internazionale, Ankara ha recentemente insistito sul fatto che non sta sponsorizzando l’estremismo in Siria. “Alla luce delle violazioni dei diritti umani da parte di elementi dell’opposizione armata, la Turchia ha bisogno di prendere tutte le misure necessarie per indagare e perseguire queste persone se passano attraverso il territorio turco”, ha detto Emma Sinclair-Webb, ricercatrice senior per la Turchia di Human Rights Watch.

 

L’Onu ha denunciato “il crescente numero di bambini, usati da forze d’opposizione”. I minori, per lo più tra i 10 e i 17 anni, si avvicinano alle brigate, come emerge dalle loro testimonianze, perchè “hanno perso tutti i membri della loro famiglia”. All’inizio i ragazzini venivano impiegati come staffette, per portare derrate, soccorrere feriti o trasmettere informazioni ai combattenti. Poi sono scesi in prima linea: hanno cominciato a costruire e maneggiare armi nelle fabbriche, a caricarle e impugnarle sul fronte. Senza un’autorità centrale impossibile arginare il reclutamento. Anche Ali Kara di Diyarbakir, la principale città nel sud-est della Turchia, ha fatto sette viaggi in Aleppo, cercando disperatamente di conoscere il destino di suo figlio. “Mi ha detto che nove mesi fa che andava a lavorare in fabbrica”, ha detto Kara. “Mi ha chiamato ogni settimana, mi ha detto che era al lavoro. Poi le chiamate si sono interrotte”. Kara ha chiesto uno degli amici di suo figlio cosa era successo. “Mi ha detto che mio figlio era stato ucciso in Siria. E’ stato uno shock terribile”. Kara si è recato nella città di confine turco di Kilis, per entrare nuovamente in Siria alla ricerca del corpo del figlio. “Sono andato da un campo all’altro, da un gruppo all’altro, alla ricerca di una risposta”. Ma ancora non sa se e dove il figlio è morto. E, purtroppo, non si tratta di casi isolati…

 

A 15 anni in Siria, si è già fin troppo adulti. “I miei non ci sono più, le scuole non ci sono più, non ho altra scelta”, ha raccontato lo scorso marzo Ahmed, 8 anni, kalashnikov in una mano e una sigaretta nell’altra. Il numero in aumento di baby guerriglieri è allarmante anche fuori dai confini nazionali, nei campi profughi siriani di Giordania, Libano, Turchia e nel Kurdistan iracheno. In un rapporto interno di agosto, l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) ha constatato come, soprattutto nel campo “senza legge” di Za’atari, in Giordania, tra gli oltre 130 mila profughi sia proliferata la “criminalità organizzata”. Furti e saccheggi sono all’ordine del giorno. E i rifugiati arrivano anche a pagare 500 dollari gli intermediari corrotti per scappare o tornare in Siria. Tra questi ci sono anche profughi minorenni che, stando alle dichiarazioni anonime di funzionari dell’Onu, “verrebbero anche fatti uscire per andare a combattere contro Assad”. Tagliati fuori dall’istruzione di base, altri adolescenti “in Libano e in Giordania”, “avrebbero iniziato a frequentare le madrasse o scuole religiose di radicali islamici, come altri europei e nord-africani minorenni, entrati in Siria per combattere la loro jihad”. Nell’ultima black list delle Forze e gruppi armati che reclutano e usano minorenni, relativa al 2012 e presentata nel giugno 2013, le Nazioni Unite hanno aggiunto la Fsa dei ribelli tra le 55 formazioni che “commettono violazioni contro i bambini”. Dal marzo 2011, poi, gli attivisti del Violations Documentation Center in Syria che aggiornano il numero delle vittime hanno contato 8.046 martiri sotto i 15 anni (5.533 maschi e 2.513 femmine), per un totale di 73.244 morti. Le crudeltà verso i minori presi deliberatamente di mira o sfruttati in guerra “produrranno una generazione di bambini che ha perduto la loro infanzia”, ha commentato Zerrougui, “analfabeti e pieni d’odio”. DonSa

 

 

 

I bambini soldato che combattono in Siria

I bambini soldato che combattono in Siria

 

 

 

La fonte dell’articolo è tratta dalla pagina FB: “Siria: l’altra faccia della rivolta”.

Fonte: Papaboys 3.0 – Siria: i bambini soldato mandati a combattere.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.