Papaboys 3.0 – Uganda: la Chiesa condanna la legge contro i gay

La Chiesa Cattolica ingiustamente, è definita dalle grandi lobby LGTB, omofoba. L’accusa è ripetuta talmente tante volte che ormai il pensiero comune dell’opinione pubblica è orientato ad accettare simili illazioni tendenziose e false. La comunità cristiana vive accanto agli uomini per portare la parola di Dio. E’ –come ha detto papa Francesco-, un ospedale da campo dove tutti possono trovare rifugio e ristoro. Non essere d’accordo con la cultura dominante che mette al centro l’io, gli interessi, il denaro e la speculazione, e non l’uomo, genera un conflitto continuo con le ideologie a cui oggi la cultura fa riferimento. Non condividere i comportamenti relativi e omosessuali, non è poco rispetto delle persone. Ogni uomo, donna deve essere amato per quello che è. Senza condizioni. Senza discriminazioni. Senza essere gudicato. Allo stesso tempo, la Chiesa è chiamata a tirare fuori dalle tenebre i peccatori, come ha fatto Gesù. Lui ha perdonato, usato misericordia, con tutti quelli che incontrava sul suo cammino. La gente quando assaporava la bontà del Signore, cambiava, abbandonava il peccato per iniziare una vita nuova. Dunque, non si può essere d’accordo con leggi che colpiscono un particolare settore della vita umana. Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato la legge che prevede l’ergastolo per gli omosessuali. La sua portavoce ha parlato di “passo storico” ma la Chiesa ha criticato con forza questa misura.

Il presidente ugandese, ha affermato di essere “determinato a proteggere i valori morali del paese, anche se questo dovesse significare perdere consensi”. Il ministro dell’Etica e integrità ha aggiunto: “Non ci interessa perdere il supporto finanziario dei nostri partner commerciali. Gli ugandesi preferiscono morire poveri piuttosto che vivere in un paese immorale”. Il testo era stato approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, che era riuscito a far desistere i promotori della legge sulla possibilità di inserire addirittura la pena di morte. La Chiesa cattolica, insieme alle altre confessioni ugandesi, pur ricordando il suo insegnamento in materia di omosessualità, si è opposta alla legge invitando al rispetto della dignità di ogni persona. In un editoriale a fine gennaio il Southern Cross, settimanale promosso dalla Conferenza episcopale dei vescovi africani del sud che comprende anche quelli ugandesi, chiedeva di “evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione” verso gli omosessuali, che devono essere “accolti con rispetto, compassione e delicatezza”. Anche in India il vescovo di Mumbai a inizio dicembre ha manifestato la sua contrarietà alla reintroduzione della legge contro i gay.  E’ importante ricordare a tutti l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità:

2357-. L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni,  la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358-. Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359-. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana. a cura di Giovanni Profeta

 

* La fonte dell’articolo è ripresa dal sito: www.tempi.it

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