Paskitan: giorni cruciali per Rimsha e per il paese

Il processo di Rimsha Masih vive momenti cruciali. Il 17 ottobre Rimsha apparirà di fronte alla Corte minorile di Islamabad. La sua posizione è migliorata dopo l’accusa all’imam Khalid Jadoon di aver falsificato le prove contro di lei. L’avvocato di Rimsha sostiene che i capo di imputazione a carico della bambina cadranno e che la famiglia rimarrà in Pakistan, ma dovrà vivere in un’altra località.

Il processo di Rimsha Masih, la bambina falsamente accusata di blasfemia, sta per vivere quelli che potremmo definire momenti cruciali. Il 17 ottobre Rimsha apparirà infatti di fronte alla Corte minorile di Islamabad. Originariamente il suo caso era stato preso in carico da una corte regolare, dove la potenziale pena per la supposta blasfemia poteva essere l’ergastolo. Tuttavia poi, accertata l’età di Rimsha (sia fisica che mentale) e a seguito del colpo di scena con l’accusa all’imam della moschea di Meherabadi  (Khalid Jadoon) di aver falsificato le prove a carico della piccola, il caso era stato spostato presso la corte minorile e la posizione di Rimsha era notevolmente migliorata, tanto che le era stata concessa la cauzione. Proprio oggi, peraltro, l’imam Khalid Jadoon apparirà davanti la corte regolare con le pesanti accuse mosse contro di lui da vari testimoni.

L’avvocato di Rimsha, Tahir Naveed, recentemente ci ha detto: “Chiederemo al giudice di far cadere ogni accusa contro di lei. La famiglia di Rimsha vuole rimanere a vivere in Pakistan… non cercheranno asilo all’estero. Provvederemo noi a trasferirli in un’altra località e a trovare un lavoro per il padre”. Erano girate voci che la famiglia fosse stata segretamente trasferita in Norvegia, ma tali voci sono state smentite dal Ministro per l’armonia nazionale Paul Bhatti. Riguardo le altre famiglie cristiane della zona in cui viveva Rimsha, scappate per la paura di ritorsioni e le minacce dei musulmani locali più radicali, ci sono versioni contrastanti tra autorità e cristiani del luogo: le prime dicono che tutto è ritornato alla normalità, i secondi dicono di subire ancora pressioni e minacce e che la tensione è alta. In effetti dopo l’ondata di violenze seguite alla pubblicazione del trailer del film “L’innocenza dei musulmani” (chiese e altri edifici cristiani sono stati bruciati), molte porte si sono chiuse.

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