Patto col diavolo

Nolite locum dare diabolo

«Nolite locum dare diabolo». Così ammoniva San Paolo i cristiani di Efeso esortandoli a non scendere mai a compromessi con il demonio. Ogni patto satanico, infatti, è inesorabilmente destinato a rivelarsi una sonora fregatura. Lo ha personalmente sperimentato l’on. Enrico Costa del PDL nella surreale vicenda parlamentare relativa all’approvazione del disegno di legge Scalfarotto in tema di contrasto all’omofobia e transfobia. Costa è sceso a patti con il Partito Democratico e Scelta Civica, nella speranza di ridurre i danni blindando un testo che, comunque, si prestava a serissimi dubbi di costituzionalità. In particolare per quanto riguarda il diritto alla libertà di opinione e di credo religioso. Proprio in virtù di quel patto scellerato, il deputato piediellino, a nome del gruppo parlamentare dello stesso partito, ha convinto i colleghi a votare contro la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dall’on. Alessandro Pagano, anche lui del PDL ma dissenziente rispetto al compromesso al ribasso che era partorito dall’accordo. Malgrado il prezzo pagato con il suo contributo alla forzatura sulla legittimità costituzionale del provvedimento in discussione, l’on Costa si è visto cambiare le carte in tavola, al punto che il testo uscito dalla mediazione è stato completamente stravolto grazie all’emendamento a firma Walter Verini (Pd) modificato dal sub emendamento di Gregorio Gitti (Scelta civica). Da qui l’amaro pentimento dello stesso on. Costa, reso ufficialmente pubblico in alcuni passaggi dei suoi successivi interventi in aula: «Signor Presidente, questo è un emendamento pasticciato che non risolve i problemi. È semplicemente frutto di uno scambio tra il Partito Democratico e Scelta Civica per l’Italia per barattare, da un lato l’aggravante, dall’altra questa norma equivoca che non garantirà sicuramente la libertà di espressione. PD e Scelta Civica per l’Italia hanno voluto questa norma, la portino avanti. Noi voteremo contro e cercheremo anche di motivare le nostre ragioni». Ora vorrebbe ribaltare la situazione al Senato: «Ho visto tanti abbracci e tante esultanze oggi. Sicuramente sarà un atto importante per gli archivi di questo ramo del Parlamento, ma sono convinto che al Senato questo provvedimento verrà non soltanto vivisezionato ma sarà oggetto di palesi e pesanti modifiche. Mi chiedo: non sarebbe stato meglio, forse, accedere a qualche modifica più equilibrata, a raggiungere un consenso politico più ampio che reggesse anche all’urto del Senato? Ebbene, avete preferito piantare una bandiera». Il tardivo pentimento riguarda anche i precedenti lavori in Commissione: «Ricordo che, in Commissione, l’onorevole Pagano presentò centocinquanta emendamenti. Ebbene, il gruppo non si fece carico di quegli emendamenti, non li segnalò e tenne ferma la barra verso una soluzione di mediazione. Ebbene, non fu facile per noi. Ci fu un dibattito interno. Un grande partito ha diverse sensibilità, ha diversi percorsi che hanno portato i vari esponenti a convergere in quest’aula parlamentare. Noi pensavamo che potesse essere rispettato questo nostro passo in avanti. Ci era stato fatto credere che fosse un passo in avanti che potesse reggere. Ebbene non era così. (…) Ma mi permetta di dire ancora una cosa, Presidente. Io, in Commissione, ho votato convintamente la norma relativa alla fattispecie autonoma di reato; mi sono state cambiate le carte in tavola usciti dalla Commissione. Io penso che probabilmente, dovessi tornare indietro, un’apertura di credito nei confronti dei colleghi di maggioranza del Partito Democratico non verrebbe ripetuta sotto questo profilo. Ne risponderò sicuramente ai miei colleghi di gruppo, che mi hanno dato fiducia nei rapporti, ma probabilmente anche il nostro atteggiamento, da domani, in Commissione giustizia, muterà».

Questa sintomatica vicenda dell’on. Enrico Costa rappresenta l’ennesima prova di come non si possa essere ingenui al limite della stupidità, con chi è mosso sono da meri interessi di natura ideologica, soprattutto quando in gioco ci sono valori che attengono alla stessa visione antropologica dell’uomo. Aveva, come sempre, ragione San Paolo: non si scende a patti con il diavolo. Perché si perde sempre!

Fonte: Patto col diavolo.

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