Pedofilia: ritirate le accuse al Papa sul “caso Murphy”, Marco Politi resta zitto | UCCR

Si moltiplicano in Italia e all’estero i casi di sacerdoti accusati di pedofilia, diffamati sulla stampa e poi risultati completamente innocenti ed estranei ai fatti, come i più recenti: don Martin Steinerpadre John GeoghaJames Patrick Jennings e il reverendo Charles Murphy. Emblematico è il caso di don Giorgio Govoni, morto di infarto dopo le (ingiuste) accuse o quello di mons. Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca.

Il 26 marzo 2010 la stampa cercò anche di coinvolgere Benedetto XVI, le accuse partirono dal “New York Times” e arrivarono anche in Italia, su tutte le prime pagine dei quotidiani.  Il caso fu quello di padre Lawrence Murphy, un “prete” che dal 1950 al 1974 aveva lavorato in una scuola per bambini sordomuti di Milwaukee abusando di centinaia di ragazzi.

Jeff Anderson, l’affarista avvocato americano che si “occupa” di difendere le vittime abusate da sacerdoti, cercò di tirare in ballo il Pontefice, che al momento dei fatti guidava la Congregazione per la Dottrina della Fede, accusandolo di “insabbiamento” e sostenendo che la responsabilità delle azioni di un dipendente possono ricadere sul suo datore di lavoro (in questo caso, la diocesi di Milwaukee dove era padre Murphy), ma anche sulla Santa Sede, la quale può -secondo la teoria- controllare i vescovi in tutto il mondo. Il quotidiano “La Repubblica” pubblicò perfino tutti i documenti dell’accusa, mentre la nota associazione Snap (della cui attività diffamatoria abbiamo creato un dossier) iniziò a distribuire volantini contro Papa Ratzinger al confine tra l’Italia e la Città del Vaticano. Il vati-laicista de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Politi, consumò fiumi di inchiostro accusando Ratzinger di “insabbiamenti”, di “perdita di credibilità” e chiedendone implicitamente le dimissioni.

Tuttavia in questi giorni, qualche riga su alcuni quotidiani informa la chiusura davanti alla Corte distrettuale del Wisconsin della vicenda ritenuta “il caso più emblematico di insabbiamento”, ovvero il “caso Murphy”. Tutte le denunce contro Ratzinger e i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Sodano sono state ritirate.  L’avvocato della Santa Sede, Jeffrey S. Lena, ha spiegato che si è fatta «l’archiviazione immediata della causa, senza che sia necessaria una sentenza in merito emanata dalla corte. Hanno ritirato tutto perché sapevano che avrebbero perso se avessero continuato a perseguire il caso. Non volevano una pronuncia negativa da parte del giudice». Ovvero la dimostrazione palese che le pesanti  accuse rivolte a papa Ratzinger due anni fa erano completamente inconsistenti. Lena ha continuato: «A mio parere, la vittima è stata utilizzata per promuovere un attacco giuridicamente insostenibile contro la Santa Sede».

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