Pensieri (?) di un ateo morente

sabato 3 novembre 2012
«… E quando verrà l’ora del timore / che chiuderà questi miei occhi umani, / aprimene, Signore, altri più grandi / per contemplare la tua immensa face, / e la morte mi sia un più grande nascere.»
(Joan Maragall, Canto spirituale, tradotto da E. Montale)

Non serve neanche scomodare il Foscolo del Carme Dei Sepolcri per ricordare che tutti abbiamo scritto nel cuore il desiderio di eternità. Non serve, perché basta essere poco poco onesti con noi stessi e lo sappiamo.
E allora fa pensare l’enfasi con cui Caterina Pasolini su Repubblica, a proposito delle cremazioni in aumento in Italia, e della moda (diciamo così) di farsi spargere nell’aria, su una montagna, in fondo al mare, scrive che «sono sempre più quelli che trovano la libertà di dire: altrove». Ripetendo il termine una seconda volta, la giornalista insiste nel definire questa pratica «scelta per la libertà».
Se il tema non fosse serio come è seria, sempre, la morte, fa sorridere che coloro che si ritengono pura materia e si dicono certi che tutto finisca davvero, per sempre, dopo l’ultimo, fievole, battito del cuore, lascino scritto di voler «riposare nella storia che sono stati… dove hanno sempre vissuto, accanto a chi hanno amato», oppure che le ceneri vengano per sempre disperse. Se sei morto, sei morto. Che ti frega dove ti mettono, quel che faranno di te, dopo? C’è qualcosa che stride e che non torna, in questi discorsi fintamente sereni di chi pensa di autodeterminarsi anche… dopo morto.
Come il video Pensieri di un ateo morente, in linea nel sito dal nome che sembra un ruggito, e che, presentando l’opera del socio Ferrarini, così parla della morte: «un tema apparentemente deprimente, e per certi versi ancora tabù, ma che molti non credenti affrontano come una sorta di celebrazione della vita». Il concetto, contando che a formularlo sono dei sedicenti razionalisti, risulta alquanto vago e fumoso, anche contraddittorio, ma contenti loro…

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