PERCHÉ I CATTOLICI SONO COSI’ IMPEGNATI A FARSI DEL MALE?

di Paolo Deotto

 

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da Vicenza a Roma, via Palermo, il viaggio dei cattolici verso il caos

 

“Voi siete il sale della terra. Ma se il sale perde il sapore, con che cosa gli si restituirà? Non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”(Mt, 5, 13). Non l’ho detto io, sto citando il Vangelo di Matteo.

 

Stiamo guardando i risultati dei ballottaggi. In attesa di tornare in argomento coi numeri definitivi e ufficiali, soffermiamoci un attimo su Roma. Non c’è alcun dubbio sulla vittoria di Ignazio Marino. Certo, Marino ha vinto grazie anche all’astensionismo massiccio, ma questo non fa altro che aumentare la grave responsabilità di chi ha scelto di non votare.

 

Parliamo un attimo solo di Ignazio Marino, neo sindaco di Roma, perché è il risultato più significativo della situazione di dispersione, caos e annebbiamento della presenza cattolica in politica e in genere nella vita pubblica. Marino rappresenta il peggio del peggio, perché si presenta come “cattolico” e nel contempo si fa portavoce di tutte le peggiori istanze mortifere radicali. Fin qui, si potrebbe dire, esercita quel diritto alla menzogna che è garantito a tutti i politici. Già, ma se i cattolici fossero ancora presenti in politica e nell’informazione, se l’apostolato non fosse stato sepolto sotto l’inganno di un “ecumenismo” calabrache, un candidato come Marino avrebbe dovuto sparire già al primo turno, perché la sua menzogna è assolutamente palese. Invece da oggi la Città Eterna ha la gioia di avere un sindaco abortista e omosessualista.

 

Dov’erano i cattolici, quando poche voci isolate si sgolavano per sottolineare l’inganno e la follia di questa miscela infernale di radicalismo e buonismo, spacciato per cattolicesimo?

 

Forse erano impegnati a Vicenza, al “Festival biblico”, che, iniziato il 31 maggio, si è concluso ieri. Andate a vedere sulla pagina internet di questo evento il lungo elenco di patrocinatori, uno più illustre dell’altro. Dalla Diocesi di Vicenza alla Società San Paolo, all’immancabile rivistina di sinistra “Famiglia Cristiana”. Nel tripudio del dialogo c’è posto per tutti. O meglio, per tutti, tenendo conto che la legge è uguale per tutti, ma alcuni sono più uguali degli altri.

 

Spieghiamoci meglio.

 

Una delle voci “dotte” di questo straordinario “Festival biblico” era la signora Michela Marzano, deputata del PD e docente all’Università Paris-Descartes. E fin qui, non ci stupiamo più di tanto. Abbiamo già visto “Cortili dei Gentili” organizzati da Principi della Chiesa con la presenza di comunisti (e quindi automaticamente scomunicati) come Napolitano. Ma a Vicenza hanno voluto fare qualcosa di più. A Vicenza la signora Marzano ha potuto fare la sua brava propaganda abortista e le poche, pochissime voci che hanno tentato di obiettare qualcosa sono state bruscamente zittite. Al proposito leggete l’istruttiva cronaca di quanto è accaduto, scritta da Diego Molinari e riportata sul sito “Libertà e Persona”.

 

Volete un paio di “perle” di questa illustre docente? Eccovele: “Nel caso dell’aborto, ogni donna sa che il problema non riguarda solo il suo corpo, ma anche una “relazione impossibile” con un figlio che, per motivi spesso diversi, non si vuole o non si è in grado di avere. Lo difendo soprattutto perché la legalizzazione dell’aborto è l’unica possibilità che esiste, in uno stato civile, per garantire il rispetto delle donne. Non solo perché la vita di una donna – che esiste, vive, soffre, agisce – è infinitamente più preziosa di quella di un essere che non è ancora nato; ma anche perché sono convinta che non basta vivere perché la propria vita abbia un senso”. Oppure: “Coloro che vogliono criminalizzare l’aborto non solo cercano di imporre agli altri la loro concezione del mondo e della morale, ma sono anche “indifferenti” di fronte alle tragiche conseguenze che potrebbe avere, per molte donne, il fatto di tornare a praticare l’aborto clandestino. Gli stessi argomenti con cui i radicali iniziarono, quarant’anni orsono, la campagna che si sarebbe conclusa vittoriosamente con l’approvazione dell’abominevole legge 194.

 

In questo “Festival biblico”, come dicevamo, le poche voci che si sono permesse di ricordare la Dottrina della Chiesa in materia di aborto sono state zittite. Ciò che ci riferisce il cronista Molinari trova riscontro anche con la testimonianza di una di queste persone, una nostra collaboratrice che, presente al “Festival biblico”, ci ha scritto tra l’altro quanto segue:

 

“… Ciascuno di noi, dopo il monologo della illustre filosofa, da posta del cuore di Grazia, ha alzato la mano per fare delle domande ed è stato bersaglio delle rimostranze collettive nonché oggetto di sentita insofferenza popolare. Lei, che reagiva irridente alle nostre domande, non ha risposto ad alcuna. … A lungo mi sono fermata alla fine con l’organizzatore sedicente prete vestito da tramviere, dal ruolo squisitamente coreografico, infastidito assai dal fatto che il loro programmato pluralismo fosse stato infranto da qualche opinione cattolica. Il resto della gente indirizzava sprezzante nei nostri confronti insulti e parole di disprezzo (non esagero, “stai zitta, vattene via, vergognati”, sempre rigorosamente con il tu, incredibile!) per aver osato destabilizzare la paladina sinistra, impacchettata da Repubblica come dono prezioso ai beoti biblisti. Un vero disastro. Non tanto la Marzano, che è un caso umano di femminile tristezza siderale, quanto gli organizzatori paolini e famigli cristiani che senza colpo ferire applaudono beati e festanti alla mistica abortista, e tutti i religiosi presenti che si sono defilati in silenzio senza fare nulla di ciò che appartiene al loro compito fondamentale. Tutti oscenamente conniventi con chi ha predicato perle di saggezza infernale”.

 

Dicevamo prima che la legge è uguale per tutti, e quindi perché non dare voce a un’entusiasta abortista nel corso di un evento che si spaccia per religioso cattolico? Peccato che alcuni siano più uguali degli altri, sicché l’abortista ha libertà di parola, mentre chi difende la vita viene zittito e si becca l’immancabile titolo di “provocatore”.

 

Se tutto ciò fosse avvenuto alla festa del PD, incrociata col Gay Pride, il tutto condito in salsa Bonino-Vendola, non avremmo da scandalizzarci.

 

Ma tutto ciò è accaduto a un “Festival Biblico”.

 

Come meravigliarci poi se la Città del Vicario di Cristo è ora profanata da un Sindaco che fa da sponda al peggior radicalume?

 

A Vicenza si sono toccate alte fette di demenza e masochismo, ma a livello nazionale siamo messi meglio?

 

Il Governo Letta-Bonino appoggia di fatto il raduno pederastico di Palermo. Già, perché se una ministra in carica, anche se si tratta della canoista Idem, dalla quale non pretendiamo certo che disponga di un ampio patrimonio intellettuale, dichiara di partecipare al “Gay Pride” e quel signore un po’ pelato, mi pare si chiami Letta, che sarebbe poi il capo del governo, non ha nulla da ridire, vuol dire che il Governo appoggia una ben precisa posizione ideologica: quella della distruzione della famiglia e della civiltà.

 

Ieri guardavamo sull’ANSA le foto del Ministro Lupi che, con sorriso a sessantaquattro denti, inaugurava la nuova stazione ferroviaria per i treni ad alta velocità a Reggio Emilia. Bellissimo. Ma il ministro Lupi non è cattolico? E non ci sono anche altri ministri cattolici? E non ci sono altri politici cattolici?

 

Dove sono i Pastori, dai quali ci aspettiamo una parola che ci illumini?

 

Nessuno di loro si sente in dovere di dire una parolina su tanto liquame? Nessuno di loro ha sentito il dovere di protestare perché la signora Boldrini, che (sappiamo che fa un po’ ridere, ma è proprio così) ricopre una “carica istituzionale” sarà a sua volta presente alla festa della perversione a Palermo?

 

Non pare proprio. A Vicenza i cattolici patrocinano la propaganda abortista, a Palermo ministri e cariche dello Stato vanno a riverire la pederastia in festa e i politici cattolici tacciono.

 

Questo non è dialogo. È suicidio, è tradimento, ed è anche stupidità. Già, perché queste schiere di conigli, che pensano così di garantirsi il quieto vivere con un silenzio che diviene complicità, saranno anche loro travolti nelle persecuzioni anti-cattoliche che sono ormai alle porte.

 

Noi preferiamo non tacere di fronte alle porcherie. Non siamo “sale della terra” per merito nostro, ma lo siamo e non ci rassegniamo a servire solo per essere “gettato via e calpestato dagli uomini”.

 

Fonte: LA SETTIMANA POLITICA – a cura di Mauro Faverzani e Paolo Deotto. Lunedì 10 giugno 2013.

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