Perché i testi scolastici bandiscono Peppa Pig – Formiche

8 – 01 – 2015Giuseppe Brienza
Perché i testi scolastici bandiscono Peppa Pig

Gli animalisti e l’Oxford University Press contro il cartone animato “reo” di disinformare sul destino degli animali d’allevamento e urtare gli islamici

Con tutti i cartoni animati violenti, inadatti, con volumi sparati, personaggi orripilanti e storie da incubo che circolano oggi, il problema dell’Europa è Peppa Pig. Sì, avete letto bene, proprio il cartone britannico ideato nel 2004, diretto e prodotto da Astley Baker Davies e destinato soprattutto a bambini in età prescolare. Peppa è un maialino graziosissimo, le cui storie sono tutte ambientate in una “famiglia” fatta dei tradizionali mamma, papà e fratellino George. Forse per questo?

LA “CENSURA” DELLA OXFORD UNIVERSITY PRESS

Cade dunque una “tegola” sul cartone distribuito in 180 Paesi, amato dai bambini specie molto piccoli a motivo del suo disegno semplice e colorato, oltre che per la durata breve di ciascuno degli episodi (5 minuti ciascuno).
La notizia è di questi giorni, e la riporta oggi in un editoriale pubblicato sul nuovo quotidiano diretto da Mario Adinolfi il giornalista e blogger di Formiche.net Luca Del Pozzo. In Inghilterra la Oxford University Press ha bandito da tutti i manuali scolastici ogni immagine o illustrazione di maiali, veri o finti non importa, “al fine di non turbare i piccoli ebrei o musulmani”. Questa notizia arriva a un anno di distanza circa da un’altra iniziativa, scatenata sempre dal politically correct, contro Peppa Pig. Si tratta di una petizione al Parlamento Europeo promossa dagli animalisti dell’Aidaa, che hanno accusato il cartone di travisare la realtà sulla sorte quotidiana che tocca a maiali, mucche, topi, ecc. «Da qui l’appello a spegnere la tv, perché non sia mai che un domani quelli che oggi sono ignari bambini divengano da adulti consapevoli carnivori, e soprattutto affinché – udite edite – l’UE obblighi ad inserire nei titoli di coda una sorta di warning che dica il cartone è frutto di fantasia mentre nella realtà gli animali rappresentati vengono trattati crudelmente, sterminati o usati per la sperimentazione scientifica, maltrattati, uccisi e mangiati, ecc. ecc. No, dico ma ci rendiamo conto?» ha scritto sempre Luca Del Pozzo sul quotidiano La Croce.

L’APPREZZAMENTO DEL MOIGE

Nell’ultimo rapporto annuale, Un anno di zapping, pubblicato dal Moige-Movimento Italiano Genitori (a cura di Elisabetta Scala, responsabile dell’“Osservatorio Media” del Moige, Edizioni Kappa), anche alla luce degli apporti della “psicologia dello sviluppo e dell’educazione”, la scheda analitico-critica dedicata a “Peppa Pig” ha ricevuto la “conchiglia”, cioè il voto massimo. Circa la questione del “destino” degli animali, essendo il 90% circa dei bambini che la vedono di età inferiore ai 5-6 anni, non ha senso parlare di “disinformazione” o necessità di “sensibilizzarli” sulle consuetudini religiose di ebrei o musulmani. Infatti, non è affatto sicuro che buona parte degli stessi bambini che lo vedano riescano ad identificare esattamente i protagonisti del cartone con degli animali.

CHESTERTON E IL DRAMMA DELL’UOMO MODERNO

Concludiamo quindi allora con quanto scrive Del Pozzo su La Croce: «Aveva ragione il grande Chesterton quando diceva che il dramma dell’uomo moderno spesso non è di non credere a nulla, ma di credere a tutto. In ogni caso, ho un avvertimento da dare agli amici animalisti: fate pure tutte le petizioni che volete, ma giù le mani da Peppa Pig. O ve la vedrete con i miei figli». Anche con la mia Chiaretta!

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