Perchè stiamo chiedendo aiuto? | S.O.S. Cristiani in Siria

La situazione dei cristiani in Siria oggi

ogliamo aiutare a tutti però in maniera speciale cominceremo con i cristiani più bisognosi, affinchè non si vedano obbligati a lasciare il paese provocando così  l’assenza della testimonianza cristiana in questa nobile nazione, per non abbandonare così  la propria terra, le prorie radici, i propri defunti…

Essi in generale vogliono rimanere, però molti non possono e per questo sono fuggiti nei paesi limitrofi, in centri di accoglienza profughi o in quei luoghi dove vedono un futuro più sicuro e prospero per i propri figli. Ci hanno detto che sono più di 1.000.000 (un milione!) i rifugiati solo ad Aleppo. È molto facile dirgli: “rimanete, testimoniate a Cristo” però è dfficile per loro farlo, perchè  non hanno la sicurezza neanche delle necessità di base….e la cosa più grave ancora, è che non hanno protezione e rifugio per le proprie vite….

Per questo il nostro aiuto vuole dirigersi alle famiglie cristiane del quartiere “El Midán”, che è una delle zone più colpite ed inoltre è il quartiere dove l’IVE lavora pastoralmente in una chiesa che si chiama “Cappella dell’Assunzione” già da tre anni. Le incaricate della chiesa sono le Suore Dorotee che insieme ad un padre dell’IVE si occupano della pastorale. Questa zona è una delle più povere di Aleppo, e come ho detto prima, una delle più colpite dagli scontri tra le fazioni in combattimento; la ragione di tutto questo è perchè questo quartiere si trova in una parte strategica che circonda il centro della capitale. Per questo motivo gli scontri sono permanenti. Particolarmente in pericolo è l’edificio dove si trova la Chiesa, perchè è vicino ad un palazzo dove si trova la polizia nazionale; per questa vicinanza, le suore e tutti gli abitanti della zona hanno dovuto evaquare il quartiere. Noi non possiamo più celebrare lì la Santa Messa.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Perchè stiamo chiedendo aiuto? | S.O.S. Cristiani in Siria.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.