Piccola domanda sulla «morale laica» | Commenti | www.avvenire.it

È uno dei dibattiti del momento, riaccesi anche in Italia da iniziative d’Oltralpe. Leggo sul Corriere della Sera del 3 settembre il parere di Giuseppe Bedeschi: «La morale laica non si insegna, perché ne esistono molte». Ricordo quando il cardinal Carlo Maria Martini parlò di «morale laica» nella ‘Cattedra dei non credenti’, una delle sue iniziative più significative: i non credenti (scienziati, filosofi, studiosi, docenti universitari, giornalisti…) erano invitati a dialogare con l’allora arcivescovo di Milano sulla condizione umana (il senso del dolore, orizzonti e limiti della scienza, l’uomo di fronte al silenzio di Dio, il rendere ragione della nostra speranza, la preghiera di chi non crede, ecc.). E torno a leggere il volumetto In cosa crede chi non crede? [pubblicato dalla rivista Liberal nel 1996], con il dibattito tra Martini e Umberto Eco, a cui si erano aggiunte altre voci: Emanuele Severino, Manlio Sgalambro. Eugenio Scalfari, Indro Montanelli, Vittorio Foa, Claudio Martelli.

Il tema centrale posto da Martini era questo: «Quali ragioni dà del suo agire chi intende affermare e professare princìpi morali che possano richiedere anche il sacrificio della vita, ma non riconosce un Dio personale?»; «Dove trova il laico la luce del bene?». L’arcivescovo aggiungeva: «So che esistono persone che, pur senza credere in un Dio personale, sono giunte a dare la vita per non deflettere dalle loro convinzioni morali. Ma non riesco a comprendere quale giustificazione ultima diano del loro operare»; e soprattutto come la «morale laica» possa risultare convincente per le grandi masse umane. Insomma, «l’etica ha bisogno della verità» per avere una fondazione ferma, sicura, che dà speranza anche al di là della morte; e questa può essere solo trascendente, capace di superare l’uomo limitato, debole, peccatore che tutti conosciamo e tutti siamo. Gli autori coinvolti rispondono in quel piccolo libro con testi ricchi di suggestioni filosofiche e culturali, a volte non facili da seguire. Il discorso però rimane su un piano appunto filosofico-religioso. L’«etica laica» può essere sostenuta con ragionamenti abbastanza convincenti, ma i concetti espressi in questo libro andrebbero poi verificati nella realtà dei fatti e soprattutto, come diceva Martini, non si riesce «a capire come la morale laica possa risultare convincente per le grandi masse umane» come invece è quella religiosa.

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