Piccole Note – Chi compra il petrolio dei terroristi?

di Fabrizio Fava

lead_largeDa tempo le mo­nar­chie del Golfo, e altri, fi­nan­zia­no i grup­pi ar­ma­ti che in­san­gui­na­no la Siria e altri Paesi arabi. Tra que­sti grup­pi si è messo in gran­de evi­den­za, per la sua as­ser­ti­vi­tà, l’Is, lo Stato Isla­mi­co del­l’I­raq e del Le­van­te che al­cu­ni mesi fa ha con­qui­sta­to parte del­l’I­raq e si è au­to­pro­cla­ma­to Ca­lif­fa­to.

Una no­vi­tà nel­l’am­bi­to del ter­ro­ri­smo in­ter­na­zio­na­le, dal mo­men­to che l’Is am­bi­sce a di­ven­ta­re una real­tà ter­ri­to­ria­le con mire ege­mo­ni­che verso gli altri grup­pi ji­ha­di­sti. L’al­tra no­vi­tà di que­sta or­ga­niz­za­zio­ne isla­mi­sta ri­guar­da i suoi fi­nan­zia­men­ti: l’am­bi­zio­ne del­l’Is, in­fat­ti, è quel­la di cer­ca­re fonti di so­sten­ta­men­to nuove, non per que­sto al­ter­na­ti­ve, ai ca­na­li con­sue­ti. Così, nella sua re­pen­ti­na con­qui­sta di parte del­l’I­raq, l’Is ha raz­zia­to ban­che ed è an­da­to alla con­qui­sta di pozzi di pe­tro­lio e gas.

Lin­got­ti d’oro nero riem­pio­no il ca­veau degli ji­ha­di­sti, che dopo aver messo le mani su im­por­tan­ti gia­ci­men­ti di gas e greg­gio ira­che­ni, hanno fatto lo stes­so in Siria. L’Is ha il con­trol­lo su Raqqa e Deir Ezzor, zone ric­chis­si­me di idro­car­bu­ri, oltre che del gia­ci­men­to di gas di Shaer, nei pres­si di Homs, ca­pi­to­la­to nelle mani degli estre­mi­sti circa una set­ti­ma­na fa, dopo una guer­ri­glia co­sta­ta 270 vite umane o forse più.

Con la ca­du­ta di Shaer gran parte delle fonti di greg­gio e gas si­ria­no, il 60% circa dei gia­ci­men­ti, sono ora sotto i si­gil­li del Ca­lif­fa­to, che a qual­cu­no dovrà pur ven­de­re que­ste ri­sor­se al fine di ga­ran­tir­si quel­la so­li­di­tà eco­no­mi­ca ne­ces­sa­ria nella sua opera di espan­sio­ne e raf­for­za­men­to. Una fetta del­l’of­fer­ta va ai cit­ta­di­ni ira­che­ni: in­ter­vi­sta­to da Asharq Al-Aw­sat Yamin al-Sha­mi, espo­nen­te del mi­ni­ste­ro del­l’E­ner­gia del go­ver­no ad in­te­rim del­l’op­po­si­zio­ne si­ria­na,  ri­tie­ne che il Ca­lif­fa­to pro­du­ca 180.000 ba­ri­li al gior­no, ven­den­do­ne parte ai ric­chi ira­che­ni (a circa 18 dol­la­ri l’uno, quan­do la quo­ta­zio­ne mon­dia­le è sopra i 100$).

Ma fer­mia­mo­ci un at­ti­mo: per estrar­re pe­tro­lio e gas ser­vo­no mac­chi­na­ri e per­so­na­le tec­ni­co. Le fila dello Stato Isla­mi­co sono fatte di ta­glia­go­le: far fun­zio­na­re un im­pian­to d’e­stra­zio­ne è ben altra cosa che pre­me­re un gril­let­to. Dun­que, a chi si ap­pog­gia­no per que­sto la­vo­ro? Oltre agli ope­rai (mi­nac­cia­ti/as­si­cu­ra­ti di pro­te­zio­ne) delle raf­fi­ne­rie in loro pos­ses­so, sono al­l’o­pe­ra tec­ni­ci del posto o stra­nie­ri? Se fos­se­ro stra­nie­ri, si evi­den­zie­reb­be un ul­te­rio­re au­si­lio este­ro ai ter­ro­ri­sti.

Ve­nen­do dun­que alla ri­ma­nen­te parte della torta del­l’o­ro nero – e di rim­bal­zo al fi­nan­zia­men­to del ter­ro­ri­smo in­ter­na­zio­na­le – con l’au­si­lio di me­dia­to­ri altro greg­gio ver­reb­be tra­spor­ta­to di con­trab­ban­do in Kur­di­stan, Iran e Tur­chia come ri­por­ta Va­le­rie Mar­cel, del Cha­tham House di Lon­dra, sem­pre su Asharq Al-Aw­sat; e di traf­fi­ci verso l’A­na­to­lia parla anche il sito Midd­le est. Da qui, il passo verso il mer­ca­to oc­ci­den­ta­le degli idro­car­bu­ri po­treb­be es­se­re al­quan­to breve…

Tro­va­re no­ti­zie su que­sti traf­fi­ci è dif­fi­ci­le, ma un’in­chie­sta in­ter­na­zio­na­le po­treb­be riu­sci­re a evi­den­zia­re flus­si e ca­na­li. Sa­reb­be au­spi­ca­bi­le, dato che si trat­ta di in­di­vi­dua­re di­ret­tri­ci di fi­nan­zia­men­to del ter­ro­ri­smo in­ter­na­zio­na­le che tanto san­gue costa al Medio Orien­te e che pre­oc­cu­pa, o al­me­no do­vreb­be, anche l’Oc­ci­den­te.

Fonte: Piccole Note – Chi compra il petrolio dei terroristi?.

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