Pio XI e l’intolleranza verso fascismo e leggi razziali | UCCR

La Chiesa cattolica alleata a Mussolini? Ma quando mai! Il Concordato avvenne nel 1929 e servì alla Chiesa come richiesta di libertà, con esso non vi fu alcun giudizio positivo sul fascismo, ma -come ha spiegato mons. Luigi Negri in False accuse alla Chiesa (Piemme 1997), venne realizzato «per poter vivere, proponendo sempre un’alternativa culturale e sociale».

Anche perché il fascismo picchiava duro da anni contro la stessa Chiesa, così come sulle sedi del Partito popolare e dell’Azione cattolica, sui sacerdoti che si opponevano alla presa di potere da parte delle camicie nere. Il caso più noto è quello di don Minzoni che la sera del 23 agosto 1923 venne ucciso con una bastonata alla nuca in un agguato squadrista.

Eppure, in altre nazioni il pericolo comunista sembrava essere addirittura peggiore. Come ha spiegato lo storico David I. Kertzer, docente di antropologia e storia alla Brown University, nel suo recente libro Il patto con il Diavolo (Rizzoli 2014) -recensito da “Il Giornale”-, fu in questo contesto che Mussolini, noto ateo-mangiapreti operò un radicale e strategico cambio di rotta per svuotare dall’interno l’opposizione del Partito popolare: iniziò ad ergersi a baluardo della tradizione cristiana e cattolica. Fu in questo lungo percorso di “riavvicinamento” che si svolsero i Patti lateranensi.

Un successo per Mussolini ma “un patto con il Diavolo” per Pio XI, ha spiegato lo storico Kertzer che, studiando gli archivi vaticani ha ricostruito il complesso rapporto che venne a svilupparsi tra le due sponde del Tevere. Se all’inizio Ratti vide in Mussolini l’uomo della Provvidenza, in chiave anti-comunista, pian piano l’avvicinamento ad Hitler del dittatore gli rese chiaro il pericolo delle sue scelte. Aveva tollerato le pressioni sull’Azione cattolica, aveva mantenuto un basso profilo sulla guerra d’Etiopia, accettato il fatto che molti prelati fossero fascisti. Tutto questo, viene ripetuto spesso nel libro, nella speranza che Mussolini potesse essere un baluardo contro il comunismo. Il colpo finale furono però le leggi razziali.

Tanto che il Pontefice convocò il gesuita americano Jhon LaFarge, che aveva fondato il concilio cattolico interraziale, con l’intenzione di scrivere una enciclica forte (Humani Generis Hunitas) di condanna del nazismo, del fascismo e del razzismo. Non riuscì a terminarla prima di morire. Il suo successore, Pio XII, optò per un profilo più prudente. Una saggia decisione, che permise a moltissimi ebrei e cattolici tedeschi di salvarsi dalle rappresaglie naziste.

La redazione

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