PRIMAVERA ARABA O INVERNO MEDITERRANEO? – di Stefano Nitoglia

di  Stefano Nitoglia

Il 2011 è stato l’anno della cosiddetta “Primavera araba”, ovvero delle rivolte scoppiate nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente contro i regimi dittatoriali locali.

Ad aprire le danze è la Tunisia, dove i moti iniziano il 17 dicembre 2010, innescati dal gesto disperato di un ambulante, Mohamed Bouazizi, che si da fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della sua merce. La rivoluzione dilaga in tutto il paese fino a quando il 13 gennaio 2011 il presidente tunisino Ben Alì è costretto a fuggire all’estero dopo 24 anni di dittatura.

Contemporaneamente, la protesta si diffonde in tutto il Nord Africa. Il 28 gennaio 2011 viene dato alle fiamme il quartiere generale del Partito Nazionale Democratico di Hosni Mubarak, in Egitto. Il 16 febbraio si verificano scontri nella città libica di Bengasi. Più o meno nello stesso periodo scoppiano proteste in numerose città della Siria. Mubarak viene arrestato, processato e condannato all’ergastolo. Gheddafi viene catturato e ucciso il 20 ottobre 2011.

Si tratta, come sostiene la maggior parte della stampa occidentale, che ha sposato con entusiasmo la rivoluzione araba, di movimenti spontanei scoppiati all’improvviso, di vere e proprie “primavere” o non, piuttosto, di qualcos’altro, che nulla ha a che vedere con la stagione della fioritura e della speranza?

A proposito della spontaneità dei fenomeni rivoluzionari, va segnalata una versione secondo la quale nei mesi precedenti l’autunno del 2010 vi sarebbero stati contatti informali tra personalità libiche del regime, poi passate con i rivoltosi, e personalità dei servizi segreti e dell’amministrazione francese [1]. L’interesse di questi ambienti dai contorni non ben definiti non si sarebbe limitato alla sola Libia, ma avrebbe riguardato anche gli altri paesi dove sono scoppiate le rivolte antigovernative.

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