Principi non negoziabili e principi condivisi

sabato 26 gennaio 2013

Riceviamo da questo nostro amico questa riflessione, utile per approfondire un tema che in questi tempi è di grande attualità (anche se dimenticato nei programmi di molti politici…)

Quando mi capita di citare i principi non negoziabili ad alcuni amici miei (tutti cattolici praticanti) mi sento rispondere che si tratta di valori confessionali e dunque inutilizzabili nella dialettica politica di uno stato che voglia essere laico; al loro posto, a loro parere, andrebbe utilizzato invece il concetto di principi condivisi.

Questa scelta, che a prima vista sembra ragionevole, porta però fuori strada. E` pur vero che un cattolico ricava il principio di salvaguardia assoluta della vita (nelle sue fasi di nascita, sviluppo e morte fisica) dalla rivelazione. Ma vi sono anche non-credenti che ritengono validi gli stessi principi e la Chiesa Cattolica ritiene che anche un non-credente abbia sufficienti strumenti morali per arrivare alla stessa conclusione sul valore della vita umana. Quindi l’obiezione che si tratti di “principi di perfezione” raggiungibili solo dai credenti è perlomeno discutibile.

L’aspetto che però viene considerato da alcuni più sgradevole è che questi principi siano qualificati come non negoziabili. Questa espressione significa che la Chiesa Cattolica (ma non è l’unica) li ritiene irrinunciabili per la salvaguardia della vita umana. Li ritiene una conquista di umanità fondamentale, che ha permesso l’evolversi della civiltà fino ad oggi. Rimuovere questi principi significa tornare indietro, un po’ alla volta (ma nemmeno troppo lentamente) sia alla rupe tarpea sia al re padrone assoluto. Dovrebbe infatti suonare come un campanello d’allarme il fatto che da qualche parte si cominci a parlare di “aborto post-natale” oppure di “educazione di genere” imposta dallo stato a dispetto delle scelte dei genitori. Trent’anni fa queste due espressioni nemmeno esistevano. Restando nell’attualità vi sono altri esempi: il fatto che occorra arrivare a una sentenza della Corte Europea per poter portare al collo una piccola croce oppure che si parli da più parti di abolire l’obiezione di coscienza significa che si sta tornando verso un “cuius regio eius religio”, laico però, ossia si viene obbligati a comportarsi secondo la “religione” dello stato, il nuovo re. Quindi la prima motivazione per cui sono non-negoziabili è che altrimenti si torna indietro nei diritti fondamentali della persona.

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