Progressisti e associazioni mediche contro il suicidio assistito | UCCR

Pochi organi di informazione hanno riportato che lo scorso 6 novembre, assieme all’elezione presidenziale, gli abitanti dello stato americano del Massachusetts hanno rifiutato la legalizzazione del cosiddetto “suicidio assistito”. La notizia ha una certa rilevanza in quanto il Massachusetts è rinomato per essere tra i più liberal degli USA, con il 48% di abitanti non particolarmente interessato alla religione. Ma c’è un altro motivo per cui vale la pena segnalare questo risultato, ovvero che contro il suicidio assistito si sono schierate le più importanti voci medico-scientifiche e mediatiche americane, oltre ovviamente alla Chiesa cattolica. Stiamo parlando dell’American Medical Association (AMA), la quale ha ribadito la sua posizione espressa nel suo statuto: «E’ comprensibile, anche se tragico, che alcuni pazienti in costrizione estrema – come ad esempio coloro che soffrono di una malattia terminale, dolorosa e debilitante – possano arrivare a decidere che la morte è preferibile alla vita. Tuttavia, permettendo ai medici di partecipare al suicidio assistito si potrebbe causare più male che bene. Il suicidio assistito è fondamentalmente incompatibile con il ruolo del medico come guaritore, sarebbe difficile o impossibile da controllare, e pone seri rischi sociali».

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