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Adottata in commissione la relazione Lunaceck sull’omofobia

Dopo la fine di Estrela, ecco l’arrivo di Lunacek. È questo il nome dell’eurodeputata austriaca dei Verdi che ha promosso con successo nella Commissione sulle Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) la relazione “sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”. Un titolo a dir poco programmatico, per una relazione di iniziativa del Parlamento europeo che comunque non ha alcuna competenza nell’ambito delle politiche familiari: di per sé l’Unione non può obbligare i suoi Stati membri ad aprire l’istituto del matrimonio alle coppie dello stesso sesso.

Tuttavia la relazione della Lunacek non lesina incoraggiamenti agli stati Membri per il riconoscimento legale di tutti i tipi di “matrimoni” ed unioni civili: la Commissione europea, si afferma, “deve presentare in via prioritaria delle proposte per il riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell’Unione europea”.

Inoltre, si propone di integrare le questioni specifiche dell’agenda LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) a tutti gli ambiti di intervento dell’Unione europea, in maniera tale che ogni politica comunitaria venga valuta secondo certi criteri, proprio come ora avviene con l’integrazione delle pari opportunità tra uomo e donna: pochi sanno infatti che ogni normativa europea deve avere questo “marchio” della parità dei sessi. Ebbene, la relazione Lunacek vorrebbe aggiungere anche un “marchio” LGBT.

Infine si assiste ad una vera e propria interferenza della sfera politica nell’ambito medico, con la richiesta alla Commissione di “continuare a lavorare con l’Organizzazione mondiale della sanità per depennare i disturbi dell’identità di genere dall’elenco dei disturbi mentali e comportamentali e per garantire una riclassificazione non patologizzante in sede di negoziati relativi all’11aversione della classificazione internazionale delle malattie (ICD-11)”.

Al pari della Relazione Estrela, definitivamente bocciata il 10 dicembre scorso dal Parlamento europeo, la Relazione Lunacek non avrebbe valore vincolante per gli stati dell’UE. Tuttavia, se approvata in seduta plenaria a Strasburgo, essa assumerebbe un valore simbolico e politico molto importante, caratterizzando la posizione dell’UE nel dibattito su queste tematiche così sensibili e delicate. Inoltre essa potrebbe diventare il punto di partenza di nuove norme dell’UE nei suoi ambiti di competenza, influenzando di fatto i singoli stati anche nel resto. Insomma, alcuna coercizione, ma tanta dissuasione. Per questi motivi, la Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (FAFCE), di cui è parte il Forum delle Associazioni familiari, si è già espressa negativamente: in un momento in cui la popolarità delle istituzioni comunitarie “tra i cittadini europei non è al suo picco più alto, promuovere un’agenda basata su scelte di vita che dividono chiaramente gli Stati membri è difficilmente la migliore soluzione per raggiungere la coesione sociale all’interno dell’UE”.

Dopo questa prima approvazione in commissione LIBE, il voto finale in seduta plenaria potrebbe avvenire già nella prima seduta del 2014, a metà gennaio. Il successo avuto con il rigetto della risoluzione Estrela è stato molto incoraggiante. Ora è tempo di allertare nuovamente i tanti cittadini e gli stessi deputati che spesso non sono neanche al corrente della gravità di certi atti dell’europarlamento. I diritti umani sono di tutti e non possono essere rivendicati in modo speciale da nessuna categoria. Per tenere fermo questo assioma è necessario l’impegno dei cristiani in politica, come recentemente invocato da Papa Francesco: questo impegno diventa estremamente urgente, anche a Strasburgo. (N.S.)

Zenit

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