Quando il velo diventa ideologia giustifica ogni forma di violenza | Corrispondenza romana

(di Valentina Colombo) Ancora una volta violenza contro una donna, una giovane donna e, per di più, incinta. Non si tratta di gelosia, di tradimento, non si tratta di una donna che voleva vivere una vita spudorata. Si tratta di una ventenne, figlia di un tunisino, sposata a un diciannovenne egiziano. La sua colpa è stata quella di non sopportare il caldo atroce di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, e di togliersi il velo che le copriva il viso, nonostante il marito le avesse intimato di non farlo.

Questo gravissimo fatto dimostra che molto spesso il velo, sia questo integrale, come nel caso in questione, sia questo un semplice foulard, non è una libera scelta. Non escludo che vi siano ragazze e donne che indossano il velo per convinzione personale, ma è certo che il velo, in tutte le sue espressioni, è diventato un simbolo talvolta di appartenenza, ma molto spesso di sottomissione all’uomo. Il fatto ancora più grave è la diffusa definizione di velo “islamico” ovvero di velo prescritto dal testo coranico. Ebbene così non è.

Purtroppo la traduzione del testo coranico più diffusa in Italia e soprattutto tra i convertiti e le convertite, ovvero quella pubblicata dalla Newton&Compton a cura di Roberto Hamza Piccardo con la “revisione e controllo dottrinale dell’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia”, riporta una versione errata e ideologica del cosiddetto versetto del hijab, il versetto 31 della sura della Luce. Piccardo traduce: «E di alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano».

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