Quando l’islam ci insegna la morale cattolica… | No Cristianofobia

academicsystemLa facoltà di Psicologia dell’Usd-Università Cattolica di Sanata Dharma, con sede a Yogyakarta, nella provincia di Java Centrale, in Indonesia, ha annullato un seminario, che avrebbe dovuto affrontare il tema dell’omosessualità e della transessualità. Ma questo non per aver ritenuto l’argomento  inappropriato o per timore che prendesse una piega troppo omosessista, tutt’altro: lo ha fatto solo per sudditanza ai diktat musulmani ovvero per ordine della sezione locale del Forum della società islamica, secondo la quale iniziative di questo tipo «disonorano l’islam». Non solo: il portavoce del Forum, Muhammad Fuad, ha rincarato la dose, specificando come i «comportamenti sessuali deviati siano contagiosi e, se non fermiamo questo virus, è sicuro che un giorno gay e lesbiche rivendicheranno uguali diritti e chiederanno di vedere riconosciuto il matrimonio omosessuale». Nel caso la loro richiesta non fosse stata assecondata, aveva già preannunciato la presenza di «infiltrati» all’incontro, incaricati di bloccare in qualsiasi modo la discussione. Insomma, un ultimatum in piena regola.

L’Ateneo cattolico, gestito dai Gesuiti, aveva da tempo messo in agenda l’evento per il 27 settembre col titolo «Lgbt: siamo diversi, siamo unici e siamo uno». E’ dovuto intervenire lo stesso Rettore, Johanes Eka Priyatna, per assicurare ai suoi minacciosi interlocutori islamici ch’era saltato tutto. Decisione, assunta dopo un incontro a porte chiuse tenuto con i vertici delle forze dell’ordine, incontro cui han partecipato anche i docenti ed i membri del Consiglio degli Studenti.

Non è la prima volta che avvengono episodi del genere: nel maggio scorso venne aggredito il leader cattolico Julius Felicianus; poco dopo venne devastata la casa di preghiera appartenente ad una comunità protestante; a fine giugno ignoti hanno assaltato la parrocchia del Sacro Cuore, urlando «Allah è grande», caso mai qualcuno avesse dubbi circa la firma degli autori del gesto.

Quanto accaduto dovrebbe far riflettere: può darsi che non tutti i mali vengano per nuocere, che cioè l’epilogo della questione abbia preservato dalla tentazione dei soliti luoghi comuni promossi dall’ideologia “gender”. Ma ad inquietare son le modalità ricattatorie, con le quali si è giunti a tale esito: che in casa cattolica ci si debba piegare in silenzio alle volontà di oscuri enti musulmani è segno di come in una società ormai priva di nerbo, di spina dorsale e di valori di riferimento, abbia buon gioco chiunque alzi la voce. Specie se in nome del Corano. Con la prospettiva, nemmeno celata, di estendere anche all’Asia il “califfato islamico”.

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