Renzi si impunta sulle unioni civili

di Alfredo Mantovano

Non ha il pregio della precisione. Per questo, nel momento in cui ha evocato la legge sulle unioni civili come uno dei punti qualificanti per il suo Pd, non ha specificato quale articolazione dovrebbe avere questa novità (novità relativa: di pacs e di dico si parla in Italia da un bel po’…). Immaginiamo allora che Matteo Renzi, appena acclamato segretario dei Democratici, ci conceda qualche minuto per soddisfare pochi elementari quesiti, sul terreno dello stretto diritto positivo, e quindi al netto di qualsiasi considerazione – che pure sarebbe interessante fare – di ordine etico.

La prima domanda sulla quale sarebbe bello che Renzi rispondesse è se è proprio convinto che le misure che saranno contenute nella proposta di legge da lui annunciata non siano già previste dall’ordinamento. Provate a mettere su due colonne, gli uni a fianco agli altri, i diritti di cui oggi in Italia godono i coniugi e i diritti riconosciuti ai componenti di una unione di fatto: scoprirete che è più facile dire che cosa è precluso ai secondi rispetto a ciò che è invece loro riconosciuto; restano fuori soltanto la quota di legittima nelle successioni, la possibilità di adottare un bambino, la reversibilità del trattamento pensionistico e qualche incompatibilità a fare da testimone in giudizio.

Tutto il resto c’è già! E c’è già o per espressa previsione legislativa o per stabile acquisizione giurisprudenziale. Un solo esempio, che riguarda un argomento spesso adoperato per invocare la legge sollecitata da Renzi: quello dell’assistenza sanitaria. L’art. 3 della legge n. 91/1999, Disposizioni in materia di trapianti e di prelievi di organi e di tessuti, prevede che, “i medici (…) forniscono informazioni sulle opportunità terapeutiche per le persone in attesa di trapianto nonché sulla natura e sulle circostanze del prelievo al coniuge non separato o al convivente more uxorio”. Che cosa vuol dire? Che il convivente è così coinvolto nelle decisioni sulla salute del partner che addirittura può esprimere il consenso per il trapianto o per l’espianto di un organo: e qualcuno pensa che un ordinamento attribuisce a uno dei conviventi una decisione così impegnativa e complessa sulla persona del partner, poi si veda preclusa l’assistenza al convivente malato? In base a quale norma o circolare? Se Renzi trovasse un solo riferimento normativo in senso opposto è invitato a segnalarlo! Di più: l’art. 4 della Legge n. 53/ 2000 riconosce a ogni lavoratore il diritto a permessi retribuiti per morte o per grave infermità del coniuge, del parente entro il secondo grado, e del convivente, realizzando anche in tal caso la parificazione di quest’ultimo ai familiari.

Potrei continuare, riportando analoghi riferimenti a proposito dell’iscrizione anagrafica, della successione nella disponibilità di un alloggio economico popolare e di un alloggio preso in locazione, nella fruizione dei benefici delle vittime del terrorismo, nell’educazione dei figli, ma l’elenco è veramente lungo e farei torto alla conoscenza del lettore. E allora, se questo è il quadro normativo, non è opportuno fornire qualche elemento di maggiore dettaglio?

A Renzi andrebbe poi domandato se ritiene che la nuova legge debba estendere alla fruizione del convivente anche parte della quota di legittima nelle successioni. Sarebbe una ben strana innovazione: avrei pensato che, interessandosi del tema e nel solco del suo tratto di innovatore, il nuovo leader del Pd puntasse di più a eliminare del tutto l’istituto della legittima! Oppure ha in mente di rendere reversibile il trattamento pensionistico? Se così fosse, più che il Forum delle famiglie andrebbe sentita la Ragioneria generale dello Stato: nel momento in cui la legge di stabilità recupera 40 milioni di euro tagliando proprio sul fronte delle pensioni, con lesioni non da poco di diritti acquisiti, come si esprimerebbe su una simile ipotesi? Quanto alla possibilità di adottare un bambino, se questo è un obiettivo non è il caso di enunciarlo con chiarezza, vista la delicatezza della materia?

L’impressione è che Renzi punti anzitutto a un risultato di immagine, che gli permetta di conseguire una meta finora non riuscita a tanti suoi predecessori. Nel merito, l’inserimento della formalizzazione delle unioni civili nell’ordinamento avrebbe da subito l’effetto di rivitalizzare i numerosi registri delle coppie di fatto aperti in numerosi municipi, finora con scarsa fortuna per il basso numero di iscritti e per il rilievo giuridico nullo. Nel medio e lungo periodo, porrebbe le condizioni per giungere al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Avere Renzi puntato più sulle unioni civili che sulla legge anti omofobia conferma la scaltrezza del personaggio: se quest’ultima ha creato problemi e divisioni meglio ripiegare sulla prima, che si presenta meglio. Poiché l’obiettivo è egualmente ideologico, alla scaltrezza del neo segretario deve seguire l’intelligenza di chi gli chiede di scoprire le carte e di parlare chiaro e preciso, scendendo nel dettaglio.

Ricordando al sindaco di Firenze che sul tema in Italia altri prima di lui hanno preso qualche scottatura. Una opposizione sul punto motivata ed estesa, dentro e fuori il Parlamento, pari per intensità a quella che sta creando ostacoli e problemi ai promotori della legge sull’omofobia, potrebbe indurlo a più miti consigli. L’acquiescenza, o addirittura la manifestazione di interesse, verrebbe scambiata per un via libera. Ancora una volta, la partita dipende da ciascuno di noi, piuttosto che dal neo leader del Pd.

Fonte: Renzi si impunta sulle unioni civili.

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