Rimsha, la Corte prende tempo Ancora un mese nell’incubo | Mondo | www.avvenire.it

La minoranza cristiana in Pakistan vive tra incertezza e tensioni. Man mano che si fa più difficile ottenere giustizia per due giovani accusati di blasfemia, aumentano i timori che questo possa segnare il preludio di una nuova escalation.

L’Alta Corte di Islamabad ha rinviato al 14 novembre la decisione sul caso di Rimsha, la 14enne incolpata lo scorso agosto, dall’imam della moschea del sobborgo della capitale in cui viveva, di avere bruciato alcune pagine del Corano. La Corte dovrà esprimersi sull’annullamento della denuncia per blasfemia, premessa di una piena assoluzione per la ragazzina, minorenne e disabile mentale. La richiesta si basa sulle dichiarazioni, successivamente ritirate, di testimoni musulmani che accusano l’imam Khalid Jadoon Chisti di avere fabbricato le prove contro Rimsha.

L’imam è ora libero su cauzione e i suoi legali stanno attuando una politica dilatoria a favore del loro assistito, mentre l’adolescente e la famiglia vivono in una località ignota sotto protezione. Una situazione simile coinvolge il 16enne Ryan Brian Patras e i suoi genitori, dopo che – secondo i musulmani che l’accusano – il 10 ottobre, dal cellulare del ragazzo sarebbero partiti sms di carattere blasfemo. Intanto iniziative spontanee di settori della società civile e della comunità cattolica sollecitano l’impegno delle autorità dopo che la chiesa di San Francesco, la più antica dell’arcidiocesi di Karachi, è stata attaccata venerdì da una folla di circa 600 islamici.

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