RIMSHA MASIH/ Il ministro Bhatti: certe Ong “umanitarie” aiutano chi perseguita i cristiani

INT.Paul Jacob Bhatti  – giovedì 18 ottobre 2012Un altro rinvio per il processo sul caso di Rimsha Masih, la 13enne pakistana con problemi mentali accusata di blasfemia. Nonostante l’inchiesta della polizia abbia appurato che la minorenne non è colpevole, la strategia dell’accusa per tenere la ragazzina sotto pressione è riuscita a rimandare ancora una volta l’udienza e quindi la sentenza di assoluzione. L’Alta Corte di Islamabad, che ieri si doveva esprimere sul caso, si è aggiornata al 14 novembre. L’accusatore, Malik Ummad, ha nominato come nuovo avvocato Chaudhry Abdul Aziz, e questo ha reso impossibile lo svolgimento dell’udienza. Ilsussidiario.net ha intervistato Paul Bhatti, ministro per l’Armonia nazionale del Pakistan.

Per quale ragione il caso Rimsha Masih non è ancora giunto a una sentenza?
La decisione dell’Alta Corte di Islamabad è stata nuovamente rimandata, in quanto gli accusatori di Rimsha stanno cercando di tirare il processo per le lunghe. Ieri hanno cambiato avvocato, chiedendo una nuova data per l’udienza. Il giudice, dopo avere sentito il difensore della ragazzina accusata, ha deciso di rinviare tutto al 14 novembre. Rimsha resta libera su cauzione, e dunque la sentenza non era così urgente. Io ho cercato di spiegare che anche se è libera è pur sempre sotto accusa nonostante sia innocente. I nostri avversari però hanno trovato un escamotage per prolungare questa vicenda, e quindi dovremo attendere un altro mese.

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