Riviste missionarie, l’emorragia continua – Vatican Insider

Chiude Ad Gentes, testata realizzata in tandem dagli istituti missionari: l’ultimo segnale di una crisi allarmante. L’sos di Gheddo e il parere di Anataloni, coordinatore Fesmi.

GEROLAMO FAZZINI
milano

Pochi giorni fa gli istituti missionari italiani hanno deciso la chiusura della rivista semestrale “Ad Gentes”. È solo l’ultimo esempio della situazione di notevole difficoltà che l’editoria missionaria sta attraversando. I missionari continuano a godere di popolarità e credibilità e, tuttavia, gli strumenti di informazione e comunicazione sulla missione arrancano.

 

Qualche esempio? A fine 2010 è stata chiusa “Afriche”, rivista della Società missioni africane (Sma). Nello stesso periodo ha cessato le pubblicazioni il mensile “Missioni Francescane”, mentre “Amico”, rivista dei missionari della Consolata per i giovani si pubblica solo sul Internet e in quattro inserti annuali del mensile “Missioni Consolata”, che resiste con le sue quasi 50mila copie.

 

Ancora. Da gennaio 2012, “Missionarie dell’Immacolata”, delle suore del Pime, esce con cadenza bimestrale da mensile che era. Le consorelle Comboniane avevano già avvertito la necessità di un cambiamento e nel 2008 avevano trasformato la rivista “Raggio” in “ComboniFem”, potenziando il sito web. Nell’ottobre del 2012, a sua volta, il Pime ha accorpato, sotto il nome della gloriosa “Mondo e Missione”, la rivista diretta per 35 anni da padre Piero Gheddo, tre testate: il mensile “Missionari del Pime”, “Venga il Tuo Regno” (l’unico periodico missionario fondato nel secolo scorso al Sud) e, appunto, “Mondo e Missione”. La nuova rivista (52 pagine) tira 70 mila copie.

 

Scarsità di personale (i missionari in Italia sono sempre meno e sempre più anziani), crisi economica, tariffe postali sempre più onerose, difficoltà generali del mercato editoriale sono all’origine delle scelte suddette. Ad oggi, l’unica rivista missionaria che vede crescere, seppur di poco, il numero dei suoi abbonati, è “Africa” dei Padri Bianchi, bimestrale che ha adottato una formula frizzante e meno ingessata dalle testate “sorelle”, sbilanciandosi quasi totalmente sulla dimensione culturale a scapito di quella missionaria. Mantiene le posizioni “Popoli”, magazine internazionale dei Gesuiti, giornalisticamente ben fatto, mentre, in misura diversa, le altre testate – radunate nella Federazione della stampa missionaria italiana (Fesmi) – vivono una fase critica. Né “Nigrizia”, punta di diamante dei Comboniani e dell’intera Fesmi, né “Missione Oggi” dei Saveriani hanno oggi l’impatto sulla società e la Chiesa italiane che avevano a fine anni Settanta-inizio anni Ottanta.

 

Consci della delicatezza del momento attuale, da anni i direttori delle testate missionarie si stanno interrogando su modalità alternative di presenza nel panorama mediatico. In casa Fesmi si discute da tempo di sinergie, sin qui però senza risultati concreti. Anche tentativi di percorrere vie diverse – si veda il caso di”AfriRadio” dei Comboniani, chiusa da poco – non hanno portato a risultati soddisfacenti.

 

Ma torniamo alla rivista “Ad Gentes”. Fondata nel 1997, è (anzi, era) l’unica in lingua italiana che espressamente trattasse della “missio ad gentes”, in chiave culturale e teologica. L’altro “valore aggiunto” non trascurabile era il fatto che fosse uno strumento gestito dagli istituti missionari in maniera collegiale. Chiuso questo, rimangono pochissimi altri media prodotti insieme dai missionari. Resta viva l’agenzia “Misna”: ma i suoi risultati, in termini di incisività sul panorama mediatico e sull’opinione pubblica, sono molto inferiori a quelli colti, al suo debutto, dal comboniano Giulio Albanese, che la guidava, e a quelli ottenuti attualmente da “Asia News”, brillantemente diretta da padre Bernardo Cervellera del Pime.

 

Notizie positive, fortunatamente, vengono dall’editoria libraria. Attraversa un buon momento la Emi, che raduna 16 istituti: nel 2013 ha letteralmente raddoppiato il fatturato, dopo aver piazzato alcuni colpi interessanti sul mercato, a cominciare dalla traduzione italiana dei primi due libri dell’attuale Papa, “Umiltà, la strada verso Dio” e “Guarire dalla corruzione”, oltre alla biografia “Francesco, un papa dalla fine del mondo” di Gianni Valente.

 

Il motivo della chiusura di “Ad Gentes” – a quanto trapelato – sarebbe lo scarso numero di abbonati (poche centinaia) e il conseguente passivo economico. Ma padre Piero Gheddo, che ha dedicato a questo fatto l’ultimo post del suo blog Armagheddo, sul sito MissiOnLine.org, avanza una lettura ben più preoccupata: «La missione alle genti – scrive – sta perdendo la sua identità e interessa sempre meno, almeno in Italia, parrocchie diocesi, seminari e il popolo di Dio; i mass media ne parlano sempre meno, eccetto quando ci sono casi di martirio o di persecuzione che riguardano missionari italiani». Se, nella Chiesa e nella società italiana, non si ridesta la passione per l’annuncio del Vangelo “fino agli estremi confini” – spiega padre Gheddo – inutile sperare di arrestare l’emorragia di copie in corso.

 

Padre Gigi Anataloni, direttore di “Missioni Consolata” e da poco riconfermato coordinatore della Fesmi, è di un’altra opinione: «È davanti agli occhi di tutti i missionari hanno ancora una credibilità e un rispetto che altre istituzioni ecclesiali hanno perso. Questo è un patrimonio da non buttare. Se è vero che è cresciuto il disinteresse per la “missione ad gentes”, è anche vero che le istituzioni missionarie, condizionate come sono da problemi di bilancio e di invecchiamento del personale, fanno fatica ad investire in un settore che è davvero alla frontiera della missione».

Conclude Anataloni: «La situazione è certo difficile, ma non disperata. Richiede una capacità di innovazione che non riguarda tanto i mezzi (riviste, apps, siti web…), quanto un cambiamento di prospettiva stessa dell’informazione missionaria. Occorre passare da una comunicazione di formazione e supporto (in persone e mezzi) per un’attività prevalentemente svolta fuori dall’Europa (la “missione classica”), a una comunicazione a 360 gradi a servizio del Vangelo in una società sempre più secolarizzata dove la Chiesa è minoritaria. È una grande sfida che i missionari possono affrontare solo insieme a nuovi partner, come la Chiesa locale (e i suoi media, che ancora non considerano quelli missionari come paritari) e il laicato».

Fonte: Riviste missionarie, l’emorragia continua – Vatican Insider.

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