marzo 7, 2013 Elisabetta Longo
Ogni anno in Gran Bretagna 60 mila pazienti vengono messi sulla death list del Liverpool care pathway. Uno su sei di loro è affetto da forme di demenza o Alzheimer
Sesantanove anni, affetto da demenza, Robert Goold era ricoverato all’ospedale di Lister Hospital dopo essere caduto dalle scale, essersi fratturato schiena, cranio e zigomi. Oltre a questo, era stato evidenziato un danno cerebrale; per questo motivo il signor Goold è stato trasferito in terapia intensiva. E lì è cominciato il suo percorso di agonia.
A INSAPUTA DEI PARENTI. Il pensionato è stato messo sulla lista protocollo del Liverpool care pathway dal team di medici che lo seguiva. Quando i familiari si sono accorti che gli era stato staccato l’ossigeno non per vedere se riuscisse a respirare in maniera autonoma, bensì per abbreviargli la vita, ormai era troppo tardi. Era incluso nel protocollo anche la privazione di alimenti e idratazione, e quando, al sesto giorno di Lcp, la figlia Susan si è accorta delle condizioni del padre, il suo deperimento era tale da non permettergli di vivere oltre. Quando un’infermiera si è offerta di dargli acqua e cibo, era ormai troppo tardi. Così dopo otto giorni di sofferenza Robert si è spento. Nella cartella clinica, dice la figlia, non c’era traccia di questo protocollo, per questo i familiari non ne sono venuti a conoscenza.
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