Russia – Caso Pussy Riot, musulmani invocano tribunali spirituali

di Nina Achmatova

Anche altre confessioni religiose si uniscono alla condanna ortodossa dell’esibizione del gruppo femminile punk nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Cattolici invitano al dialogo e ad evitare la repressione. In strada la gente si chiede perché il Patriarca Kirill non mostri perdono alle due ragazze arrestate.

Mosca (AsiaNews) – Contro il gruppo punk-femminista e anti-Putin delle Pussy Riot, scendono in campo anche musulmani ed ebrei, che si uniscono alla dura condanna già espressa dal Patriarcato di Mosca. Arrestate per aver inscenato il 21 febbraio una performance dissacrante nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il caso di queste musiciste-attiviste ha sollevato un acceso dibattito nell’opinione pubblica russa sul rispetto dei luoghi di culto e la libertà d’espressione.

Secondo un autorevole avvocato musulmano, Dagir Khasavov, le Pussy Riot sono “malate mentali” e quindi non possono essere processate come persone normali. Per l’avvocato, la performance delle ragazze è “la peggiore manifestazione della cultura underground in una società consumistica e immorale e dell’oscurantismo sostenuto da parte della società che vuole un’illimitata libertà personale”. Per Khasanov, “l’incidente dimostra ancora una volta la necessità ora più che mai di istituire tribunali spirituali in Russia e incorporarli nel sistema giudiziario”.

Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova, due delle giovani attiviste, sono state arrestate il 3 marzo con l’accusa di teppismo, secondo l’articolo 213 comma 2 del Codice penale, che prevede fino a sette anni di carcere. Alti esponenti della Chiesa russo-ortodossa avevano condannato l’atto “blasfemo” e chiesto una pena esemplare contro la loro “preghiera punk”, performance in cui avevano invocato l’intercessione della Vergine “per liberare la Russia da Putin”. Le ragazze, madri di bambini piccoli, hanno negato il loro coinvolgimento, entrando in sciopero della fame, ma il tribunale di Mosca ha respinto l’appello dei loro legali. Maria e Nadezhda rimarranno in carcere fino al 24 aprile. E da giorni, in strada e sui giornali, non si fa che parlare di loro.

Anche la comunità ebraica ha condannato il gesto provocatorio del collettivo punk-femminista, diventato ora simbolo della protesta anti-Putin scoppiata a dicembre. “Queste persone non hanno solo insultato i cristiani, ma tutti i fedeli – ha detto Andrey Glotser, portavoce del rabbino di Russia – hanno trasformato un tempio in una tribuna politica”. “Il loro gesto – ha aggiunto – non porterà pace alla nostra tormentata società ed è un sintomo molto pericoloso”.

Più moderato il commento della Chiesa cattolica in Russia. Pur criticando la performance. Kirill Gorbunov, direttore del centro informazione dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, ha chiesto pene meno severe, perché si tratta di un episodio di teppismo, ma “insignificante”. “La cosa più importante in questi casi è scegliere il dialogo – ha dichiarato al giornale Afisha – se si cerca di risolvere il problema con la repressione, allora si otterrà l’effetto contrario”.

La comunità ortodossa è divisa, con le gerarchie ecclesiastiche poco intenzionate a mostrare pietà e numerosi laici che, invece, chiedono la scarcerazione delle due donne. Su internet un gruppo di fedeli ha preparato una petizione – con già 3mila firme – da presentare al Patriarca Kirill, affinché interceda per chiudere la causa, mentre in taxi o al supermercato a Mosca il caso è diventato oggetto di conversazione. Non è difficile incontrare chi cita il Vangelo e si chiede perché Kirill non ricorda che nel Vangelo c’è scritto: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

Fonte: Asia News

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