Se gli Arabi posano le armi oggi, non ci sarà più violenza. Se gli ebrei posano le armi oggi, non ci sarà più Israele

di Silvia Baldi Cucchiara

  Mi trovavo in compagnia di Meir Malul, professore presso il Dipartimento di Studi Biblici dell’Università di Haifa, e della sua dolce     consorte Adina, attualmente in villeggiatura in Toscana, quando abbiamo ricevuto l’orribile notizia dell’attentato a Burgas, in Bulgaria, contro un autobus di turisti israeliani: 8 i morti e 30 i feriti, un tragico bilancio che ha colpito semplici persone in vacanza, la cui unica “colpa” è stata quella di essere ebree.

Così ha commentato Prof. Malul: “Ha ‘olam tippesh”, il mondo è pazzo. “Sono nato in Marocco, 65 anni fa, e poiché la deportazione lì non arrivò, venni a conoscenza della Shoà attraverso i libri. Mentre leggevo di questa immane tragedia umana, l’unico mio conforto era pensare che si fosse toccato il livello più basso di disumanità. Da ora in poi, non ci si potrà che rialzare, pensavo. E invece, a distanza di tanti anni, posso dolorosamente affermare che non è stato imparato nulla. Il mondo è folle, non ha capito nulla”.

Come non dargli ragione?

Mi mostra l’articolo di uno scrittore spagnolo, Sebastian Vilar Rodriguez, pubblicato il 15 gennaio 2008 su un giornale spagnolo e così intitolato “Ad Auschwitz è morta tutta la vita dell’Europa”. S.V. Rodriguez parte da una constatazione di fatto, una terribile realtà: ad Auschwitz è morta l’Europa. Abbiamo ucciso sei milioni di ebrei che sono stati rimpiazzati con venti, e sottolineo venti, milioni di musulmani. Ad Auschwitz abbiamo bruciato una cultura, un pensiero, della creatività e del talento. Abbiamo distrutto il popolo eletto, veramente eletto, perché ha prodotto grandi e straordinarie personalità che hanno cambiato il mondo.

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