Se il presidente cinese comincia davvero a temere l’ondata cristiana… | UCCR

14 febbraio 2015

Da tempo su questo sito web raccontiamo dell’incredibile fenomeno di conversione al cristianesimo che si sta svolgendo nella Cina comunista, recentemente abbiamo spiegato che la Russia, l’Est Europa e la Cina saranno le prossime capitali del cristianesimo, così come è stato mostrato da uno studio e affermato da Fenggang Yang, professore di sociologia alla Purdue University.

E’ stato riportato in questi giorni su “Repubblica” che il presidente cinese Xi Jinping comincia a temere l’ondata cristiana dato che «entro quindici anni sarà la Nazione con il maggior numero di cattolici e protestanti al mondo: 250 milioni». E’ vero che per molti la conversione cristiana è spesso un’esibizione di snobismo, o una forma di opposizione meno pericolosa al regime, ma «il Paese simbolo dell’ateismo di Stato», si legge ancora sul quotidiano di largo Fochetti, «uscito solo alla fine degli anni Ottanta dalle persecuzioni anti-religiose di Mao Zedong, teme la rinascita della fede». In sei decenni, nonostante l’ostilità politica, i cattolici sono ufficialmente triplicati, passando da 3 a 9 milioni, il doppio rispetto alla crescita demografica nazionale. Mentre Pechino torna a dichiarare guerra alle “credenze straniere”, la Chiesa sommersa rivela che i cattolici cinesi potrebbero in realtà già sfiorare i 20 milioni.

La leadership rossa ha seguito la visita di papa Francesco, il quale ha ottenuto il permesso di sorvolare la Cina e ha inviato la sua benedizione al popolo cinese, ma la prospettiva di una cristianizzazione cinese pone ostacoli nuovi a un dialogo che il Vaticano considera oggi decisivo. A fine gennaio l’Amministrazione statale per gli affari religiosi, che per conto del partito controlla ogni aspetto dei culti riconosciuti, si è detta pronta a consacrare nuovi vescovi, senza l’autorizzazione pontificia, lo strappo di Xi Jinping si legge nel tentativo di rallentare il più possibile la conversione dei cinesi al cristianesimo, per poterla controllare.

Tanto che Pechino ha iniziato a rilanciare buddismo e confucianesimo quali «fedi tradizionali e patriottiche», ha ordinato ai funzionari locali di «arginare i culti importati dall’Occidente» e di «promuovere invece le più controllabili tradizioni culturali cinesi», sta ricostruendo i monasteri buddisti distrutti dalle Guardie rosse di Mao, trasformando la città natale di Confucio nella meta obbligata di pellegrinaggi di Stato e avvallando l’abbattimento delle chiese e la demolizione delle croci. Un documento riservato del politburo osserva che «un partito con 80 milioni di iscritti può essere messo in difficoltà da una Chiesa occidentale con 250 milioni di fedeli» e che in autunno i cattolici sono stati i più attivi sostenitori della rivolta pro-democratica degli studenti a Hong Kong.

Chi parla della crisi del cristianesimo commette l’errore di confondere il mondo con l’Europa, in realtà il cristianesimo -ed in particolare il cattolicesimo- è l’unica religione in continua espansione (anche l’islam, ma con dati differenti), anche se al di fuori dell’Europa.

La redazione

viaSe il presidente cinese comincia davvero a temere l’ondata cristiana… | UCCR.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Asia. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.