Se insultare il Papa è un affare

di Rino Cammilleri

Leggo su IlMattino.it del 9 maggio 2013: su un camion a Castellanza (provincia di Varese) gira tra Monza e Milano un mega cartellone pubblicitario nel quale si invita a vendere i propri preziosi in uno dei tanti negozi di «compro oro» che, come quelli di sigarette elettroniche, sono spuntati come funghi in ogni angolo delle nostre contrade, alcuni (va detto) per la gioia di «Striscia la notizia» e il suo inviato Luca Abete.
Il cartellone di cui dicevamo, coloratissimo e strillato, si segnala per una singolare iniziativa: c’è la foto di papa Bergoglio che sta in ginocchio davanti a un palestrato ricoperto di tatuaggi e seduto in trono. Sotto la figura di papa Francesco, la scritta “Fai come lui per il tuo oro, vai dal numero uno” e gli indirizzi dei negozi della catena.

Naturalmente, qualcuno si è scandalizzato. Anche perché non risulta che il Papa abbia portato il suo oro à vendre né «dal numero uno» né da chicchessia. Felici di aver raggiunto il risultato sperato, cioè di farsi pubblicità pur con una trovata di dubbio gusto (di maestri ne hanno avuti e ne hanno tanti: usare immagini cristiane paga e non fa correre alcun rischio), i titolari pare si siano giustificati dicendo si tratta di «un riferimento al fatto che il Pontefice ha deciso di rinunciare alle ricchezze». Bum.

In effetti, il Pontefice ha rinunciato alla scarpe rosse e all’anello d’oro, ma mica è andato a venderseli al «compro oro» più vicino, e men che meno a quello di Castellanza. È anche vero che i gesti del nuovo Papa non sono una novità. Paolo VI fu il primo. Rinunciò alla sedia gestatoria, all’uso del «noi» (plurale majestatis) e al Triregno (la tiara pontificia con tre corone, lo diciamo per i nati dopo il Concilio). Quest’ultimo fu venduto «per i poveri», ma finì al solito miliardario americano e adesso si trova in un museo statunitense.

Qualcuno aveva storto il naso alle uscite di papa Bergoglio, trovandole demagogiche. Qualcun altro, tuttavia, aveva fatto notare che quei gesti avevano portato al confessionale un sacco di gente che non ci si infilava da decenni (come ha documentato Massimo Introvigne su queste colonne).
Il Papa stesso aveva a un certo punto dato uno stop a tutto ciò quando, pur sorridendo, si era rifiutato di cedere la sua bianca papalina all’ennesimo fedele che gliela chiedeva in Piazza San Pietro. Ma, stando ai sondaggi, a nessuno era mai venuto in mente di collegare i gesti “francescani” del nuovo Papa all’idea di svendere i gioielli di famiglia. Tutt’al più, se proprio ci si vuol dare alla povertà, si dona tutto alla Caritas o alla milanese Opera San Francesco.

Dunque, la trovata del palestrato tatuato e intronizzato è, oltre che di scarso sugo, pure strampalata. Temiamo, comunque, che dovremo aspettarcene di analoghe perché la mamma dei furbetti è sempre incinta.
Secondo i nostri calcoli il prossimo dovrebbe essere un venditore di scarpe nere. Già pronto lo slogan: «Fate come papa Francesco, indossate solo scarpe nere con grossa suola di gomma». Agli anelli di latta aveva già pensato il Duce, ed ebbe effettivo successo. Ma si trattava di «oro alla Patria», non a Castellanza.

Fonte: La nuova bussola quotidiana quotidiano cattolico di opinione online – Se insultare il Papa è un affare.

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