“Si gioca a fare Dio”: così la Cattolica sul rinvio alla Consulta della legge 40

Il Tribunale di Firenze ha rinviato la Legge 40 alla Consulta, sollevando questione di costituzionalità in merito al divieto di utilizzo ai fini della ricerca degli embrioni sovrannumerari malati o abbandonati e alla irrevocabilità del consenso della donna ai trattamenti di procreazione ssistita dopo la fecondazione dell’ovocita. Secondo l’Associazione Scienza e Vita, “ancora una volta si è scelta la via giudiziaria per tentare di minare la Legge 40 e i fondamenti antropologici su cui si basa l’Italia”. Alessandro Guarasci ha chiesto l’opinione del direttore dell’Istituto di Bioteca della Cattolica di Roma, Antonio Spagnolo:
R. – La stessa legge prevede che il consenso possa essere revocato, fin quando non c’è una situazione di irreversibilità, cioè quando è iniziato uno dei soggetti che la legge stessa tutela: l’embrione. Allora, irreversibilità significa che io prima chiedo di poter iniziare un procedimento che porta all’inizio di una vita e dopo chiedo che questa stessa vita venga distrutta. È il massimo dell’arbitrarietà e del mettersi a giocare a fare Dio: io lo creo e io lo distruggo. Mi sembra che questo elemento sia difficilmente sostenibile come incostituzionale, perché il concetto di uguaglianza di tutti di fronte alla legge indicherebbe che quando il soggetto ha iniziato la sua esistenza non possa essere ulteriormente danneggiato o distrutto.

Cliccare sul link per continuare a leggere: “Si gioca a fare Dio”: così la Cattolica sul rinvio alla Consulta della legge 40.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa, Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.