SINAI, GLI ISLAMISTI VOGLIONO DEMOLIRE IL MONASTERO DI SANTA CATERINA | Ereb

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“I gruppi oscurantisti stanno tentando di demolire il monastero di Santa Caterina del Sinai, al fine di dividere la popolazione egiziana”. È quanto afferma Refaat el-Said leader responsabile del Tagammu Party, (Partito unionista). Ieri, In un incontro della formazione politica dal titolo “Difendiamo i luoghi religiosi e santi”, Said ha sottolineato che il monastero fondato oltre 1600 anni fa è diventato oggetto di serie minacce da parte degli islamisti della regione.

Nella conferenza stampa El- Said ha citato le recenti dichiarazioni di Ahmed Attia un ex generale egiziano passato nelle fila dei terroristi islamici. Egli avrebbe accusato il monastero e monaci di tradimento. Per il militare essi sarebbero una “colonia Greca” in Egitto e mettono in pericolo la sicurezza nazionale. Il generale starebbe preparando un’azione giudiziaria contro “i monaci occupanti” che in questi anni hanno trasformato il monastero e cambiato i nomi delle valli e delle regioni vicine con nomi cristiani.

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Per p. Gregorious, monaco del monte Sinai intervenuto alla conferenza stampa del Tagammu, il luogo è stato costruito nel IV secolo dopo Cristo, da egiziani, ed è un luogo di culto egiziano. “Una delle ragioni degli attacchi contro di noi – ha affermato – è il tentativo di Attia di portare consensi al suo gruppo”. In questi anni i militari legati all’ex generale hanno fabbricato false storie per creare divisione fra il monaci e gli abitanti della regione, compresa l’accusa di aver scritto un libro contro l’islam e di essere agenti al soldo del Mossad israeliano.

A sostenere le mire di Attia vi è Abdel Aal Sakr, ex sindaco della città di Santa Caterina, che durante il suo mandato ha tentato per otto volte di trovare un appiglio legale per demolire chiese e monasteri costruiti prima del VI secolo, nonostante fossero monumenti registrati nell’elenco dell’antichità egiziane.

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Dalla parte dei monaci vi sono però le tribù beduine del Sinai, che invece lodano il monastero e la comunità monastica per il grande aiuto offerto alla popolazione locale. Sheikh Rashid Ahmed el-Gebali, membro della tribù el-Gebaliy, anch’egli presente alla conferenza del Tagammu, ha sottolineato che gli egiziani “non devono dimenticare la posizione patriottica assunta dai monaci durante la guerra con Israele”, che avevano aperto il monastero per dare rifugio alle tribù beduine minacciate dalla guerra. Alla fine degli anni’70 l’allora abate di Santa Caterina ricevette la medaglia d’oro come difensore dei beduini nella guerra del 1973. “Ora – ha aggiunto – i monaci aiutano le nostre famiglie dividendo con noi quel poco che hanno durante questi momenti difficili”.
Dal punto divista legale il luogo di culto è proprietà dell’Egitto, e secondo Ehab Ramzi, avvocato del monastero, le accuse rivolte contro i monaci non hanno alcun senso. Il ministero dei Beni Culturali ha registrato il complesso all’interno dei monumenti nazionali. Per il legale gli attacchi sono iniziati durante il governo dei Fratelli Musulmani e più precisamente con la decisione di trasformare il Sinai in un emirato islamico per consentire il trasferimento dei palestinesi di Gaza nel Sinai. L’accordo con Hamas prevedeva la cancellazione di tutti i luoghi non islamici, compreso il monastero. Il 27 maggio 2012 i Fratelli Musulmani hanno tentato di trovare appigli legali per compiere la demolizione denunciando che il luogo di culto violava le leggi sulla proprietà dello Stato, citando il restauro avvenuto nel 2006 e la costruzione della chiesa di Wadi el-Arbaen.

Simone Cantarini

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