Sinai, torturati perché cristiani. Viaggio tra gli schiavi | Tempi.it

luglio 11, 2013  – Redazione

Prelevati nei campi profughi in Africa dalle bande di Beduini, torturati e venduti. Sono già morti in 4 mila. «Ti mettono della plastica fusa sul corpo, così che tu cominci a gridare»

«Da allora ho perso la sensibilità di entrambe le mie mani». Mostra le fasciature che gli avvolgono gli arti superiori Philip, nome di fantasia usato per proteggere una delle vittime eritree della tratta degli schiavi che attraversa il deserto del Sinai, dall’Africa verso l’Asia. «In diversi casi, siamo torturati solo perché cristiani»: a Philip e ai tanti come lui è dedicato il video reportage di Cbn News, che racconta del traffico umano di cui le tribù beduine si rendono protagoniste nella zona. Un fenomeno conosciuto a molte autorità, per fermare il quale troppo poco viene fatto in Egitto.

DA RIFUGIATI A SCHIAVI. Philip ha perso la libertà in un campo profughi in Sudan, dove si era rifugiato dopo essere fuggito dalla dittatura del suo Paese, l’Eritrea. È qui che agiscono le tribù beduine, attaccando le tende e rapendo uomini: «Ciò che ti fanno fare è poi chiamare la tua famiglia e chiedergli i soldi. E mentre tu stai parlando con loro, ti mettono della plastica fusa sul corpo, così che tu cominci a gridare e magari riesci a convincere la tua famiglia a pagare e recuperare i soldi più in fretta».
I riscatti sono alti per questa gente: si aggirano tra i 40 mila e i 50 mila dollari, troppi per essere pagati. Da lì quindi si diventa schiavi, portati verso l’Asia attraverso Sudan ed Egitto. E le torture proseguono. Philip ne ha ancora i segni sulle braccia: «È il risultato delle punizioni accumulate. Ma sopratutto perché entrambi i miei polsi erano legati stretti, e sono rimasto appeso al soffitto per tre giorni. Il sangue ha messo di circolare nelle mie mani e la pelle ha cominciato letteralmente a staccarsi».

sinai-cristiani-torturati01«APPESI COME CRISTO». «Sono circa 7 mila le persone passate attraverso questi campi di tortura, e circa 4 mila sono morte», spiega nel reportage Shahar Shoam, direttrice del Physicians for Human Rights; col suo lavoro è riuscita a documentare almeno 1300 casi di tortura nel Sinai. «Sono numeri enormi e non credo che il mondo possa rimanere tranquillo di fronte ad essi».
A raccontare le torture è anche Meron Estefanos, attivista dei diritti umani eritrea che vive in Svezia: parla di Segen, sua connazionale di 35 anni, incinta, ancora nelle mani dei rapitori. Pochi giorni fa è riuscita a parlare con lei: «Gli chiedono soldi in continuazione, li picchiano, li tirano su e poi li sdraiano per terra. Poi li fanno alzare le gambe e li picchiano sui piedi, e li ustionano con borse di plastica fusa». In questo modo, fuggire diventa impossibile. «Li appendono nello stesso modo in cui è stato appeso Gesù, poi gli strappano i vestiti. Mentre sono nudi li tirano su, e li colpiscono a mazzate per ore».

Fonte: Sinai, torturati perché cristiani. Viaggio tra gli schiavi | Tempi.it.

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