Siria, cristiani: «Alawiti alla tomba, cristiani a Beirut»

Bisogna rendere onore al giornale di Ezio Mauro. Sin dagli inizi della rivolta in Siria ha scritto che i cristiani correvano pericoli. E le atrocità non erano prerogativa di Assad

Pubblichiamo la rubrica di Renato Farina “Boris Godunov” apparsa sul numero 32-33/2012 di Tempi.

Boris Godunov si complimenta con lo zar suo successore a Mosca, Vladimir Putin. L’unico tra i grandi che si oppone al pensiero unico sulla Siria: Assad cattivo – ribelli buoni. I civili morti sono stati addossati tutti sul conto del governo baathista, le stragi pure. Putin ha provato a dire che c’è qualcosa di torbido in questa presunta trasparenza di giudizio. È un po’ come per Saddam Hussein. Certo, era un criminale. Ma non si libera un popolo senza controllare a chi lo si consegna, magari uno peggio. In Iraq è andata così. I cristiani sono dovuti fuggire in massa da Baghdad, dove costituivano una comunità con 50 parrocchie, scuole, chiese. Intanto gli sciiti erano oppressi. Ma non è stato un buon lavoro trasferire di fatto il potere dal laico Saddam ai fondamentalisti nelle due versioni: quella di Muqtada al Sadr (filo-Iran) e Al Qaeda. Oggi i cristiani cercano rifugio in Kurdistan. La gran parte però ha trovato ospitalità dai confratelli siriani, dove la comunità cristiana ha vissuto con un grado di libertà imparagonabile con altri paesi arabi, compreso l’Egitto. Fino a poco fa. Ora la minaccia viene dalla ribellione ad Assad, ben dotata di armi, denaro e soprattutto di quella arma di distruzione di massa delle coscienze che è la potenza mediatica. Arabia e Qatar, con le loro televisioni e i loro petrodollari, oltre che Stati Uniti e – ahimè Israele – hanno provveduto alla fornitura del pensiero unico, e chi si discosta, è un complice di assassini.

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