Siria. Cristiano rapito da Isis racconta tutto | Tempi.it

marzo 5, 2015Leone Grotti

Lo Stato islamico ha rilasciato finora almeno 23 cristiani. Uno racconta: «Ci hanno detto che se torniamo alle nostre case, ci decapiteranno e schiavizzeranno le donne»

mariana-mirza-famigliaAltri quattro cristiani assiri sono stati liberati dallo Stato islamico, dopo i 19 lasciati andare domenica. Anche una bambina di sei anni, Mariana Mirza (nella foto Aina, in basso a sinistra), ha riavuto la libertà. Era dovuta restare con l’Isis dopo la liberazione dei genitori. Nelle mani dei jihadisti restano però diverse centinaia di persone (tra le 265 e le 373). Tutte sono state sequestrate il 23 febbraio e i giorni seguenti nel nord-est Siria, quando l’Isis ha attaccato i 35 villaggi cristiani che si snodano lungo il corso del fiume Khabur.

INNERVOSITI DALLE CAMPANE. Uno dei rilasciati, Robert (nome di fantasia), ha raccontato il rapimento all’agenzia di stampa assira Aina: «Nel mio villaggio di Tel Goran i jihadisti sono arrivati alle 4 di mattina, hanno bussato alla porta di casa, svegliandoci. Tutti gli abitanti del villaggio sono stati radunati e rinchiusi in una stanza». Non gli hanno fatto del male, si sono «innervositi solo quando le campane della chiesa hanno suonato tre volte, non so perché».

«CONVERTITEVI ALL’ISLAM». Nel villaggio hanno rapito 21 persone (foto in basso) e le hanno portate sul monte Abdul Aziz. Qui li hanno divisi in due stanze, insistendo solo su una cosa: «Ci hanno chiesto di convertirci all’islam. Chiunque ci vedesse, ci diceva di farlo. Si concentravano solo su questo e ci facevano pressione». Il giorno dopo, li hanno trasferiti in una località interna della zona montagnosa.

«SE TORNATE, VI DECAPITIAMO». «Noi – continua Robert – abbiamo sempre risposto che non ci saremmo mai convertiti. Allora ci hanno detto che avremmo dovuto pagare la jizya oppure lasciare il paese. Noi abbiamo accettato di pagare». Alla fine non hanno dovuto versare il tributo, previsto dal Corano per le popolazioni non islamiche residenti in terra musulmana, e sono stati rilasciati: «Come condizione ci hanno detto di non fare ritorno al nostro villaggio. Ci hanno detto che se torniamo e ci ritrovano, ci decapiteranno e renderanno schiave le donne».

siria-cristiani-assiri-rapitiCOSTRETTI ALL’ESILIO. Dopo cinque giorni, sono stati caricati su un pulmino e portati in salvo ad Hassaké: «Se devo essere sincero, non pensavo che ne saremmo usciti vivi. Ci hanno spaventato a morte, se siamo vivi è solo per grazia di Dio e san Zaya. Ora però non possiamo più rientrare nelle nostre case. Andremo in Libano, tutti qui stanno progettando di andarsene».

FALLIMENTO DI OBAMA. Ancora una volta i cristiani, le vittime più vulnerabili della guerra entrata nel suo quinto anno, sono costretti ad andarsene dalle loro case. Le vicende dei cristiani assiri rappresentano l’ennesima conferma che la tattica di Barack Obama per sconfiggere lo Stato islamico, armando i cosiddetti ribelli innanzitutto contro Bashar al-Assad, è un fallimento.

«TUTTI LI ODIAVANO». Il principale gruppo di ribelli addestrato e armato dall’Occidente, la brigata Harakat Hazm, circa 1.500 uomini, è stata sbaragliata da Al-Nusra (milizia affiliata ad Al-Qaeda) e si è sciolta, mentre i terroristi si sono impossessati delle armi americane. Un consulente siriano che lavora per i diversi gruppi ribelli prova a spiegare a Reuters il motivo del fallimento della strategia americana: «Tutti odiavano Hazm. È come quando un padre ha un figlio preferito e dà tutto a lui. Gli altri figli cominceranno presto a odiare sia il padre che il figlio preferito».

«NON HANNO CONVINTO IL POPOLO». La stessa cosa è avvenuta con i ribelli: «Hazm aveva tutto: missili anti-carro, campi di addestramento con cliniche di cura. Quando Al-Nusra li ha attaccati, nessun gruppo è andato in loro soccorso». Il leader di una delle milizie ribelli più importanti svela un secondo motivo: «Hazm ha fallito perché non è riuscita a convincere la gente del suo progetto ideologico», abbattere cioè Assad per poi instaurare una democrazia sul modello e con l’appoggio occidentale. «I jihadisti di Al-Nusra sono riusciti a sfruttare i loro errori».

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