«Siria, il gatto ferito alla schiena da una bomba…»

«Come questa pietra / del S. Michele / così fredda / così dura / così prosciugata / così refrattaria / così totalmente disanimata // Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede // La morte si sconta vivendo»
(G. Ungaretti, Sono una creatura, Valloncello di Cima Quattro, il 5 agosto 1916)
Con l’andazzo che c’è, resteranno quattro gatti (politicamente scorretti) a difendere l’idea (politicamente scorretta) che certo giornalismo non è giornalismo e che coloro che antepongono i gatti agli esseri umani hanno perso il lume della ragione.
Resteranno quattro gatti? Mi prenoto. Sarò una di quei quattro. Braccata dagli animalisti perché “micia politicamente scorretta”? Pazienza. Mi difenderò dicendo che i felini – a differenza loro – sanno ancora riconoscere le gerarchie.
Notizia sul Corriere della Sera di ieri: «Siria, il gatto ferito alla schiena da una bomba diventa un simbolo e fa il giro del mondo». Su facebook viene postata la foto di questo felino rosso, colpito alla spina dorsale da una scheggia, durante un bombardamento dell’esercito di Assad, e centinaia di associazioni animaliste fanno a gara per portarlo fuori dal Paese e curarlo, perché «non è giusto che anche gli animali rimangano vittime delle guerre degli uomini».
La foto, clicccatissima, fa il giro della rete e del globo, come i video sui gatti traumatizzati e feriti in Siria. «Anche agli asini non è andata meglio – scrive Marta Serafini –; alcuni sono stati massacrati dai soldati per privare i ribelli di un mezzo di trasporto».
Il micio, operato, ora è in convalescenza, «del tutto inconsapevole di essere diventato simbolo di una guerra senza senso».

via«Siria, il gatto ferito alla schiena da una bomba…».

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente, Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.